10 giorni di sciopero per Il Velino, Cdr: Lavorare così è impossibile

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È partita la cassa integrazione, unilaterale, per i giornalisti del Velino, ma i giornalisti continuano a denunciare violazioni del contratto di lavoro da parte del direttore e editore Luca Simoni. Cdr e Associazione Stampa Romana danno il via ad un’azione legale che possa risarcire i giornalisti dei “danni prodotti non secondo buona fede”

Vista l’attivazione unilaterale della cigs e le continue violazioni del contratto di lavoro da parte dell’editore-direttore, Luca Simoni, l’assemblea del Velino ha affidato al Cdr un pacchetto di dieci giorni di sciopero. In considerazione degli ultimi sviluppi della vertenza, e delle comunicazioni giunte nella serata di venerdì 6 novembre, da lunedì 9 a venerdì 13 novembre i giornalisti del Velino si asterranno dal lavoro.

I redattori dell’agenzia lamentano anni di sacrifici che non avrebbero portato ad alcun beneficio. In particolare, quattro anni di solidarietà, con punte del 45% che hanno fruttato all’editore risparmi sul costo del lavoro per milioni di euro, gravando sulle tasche dei giornalisti del Velino e sui bilanci dell’Inpgi. Il tfr dei lavoratori trattenuto e non versato al fondo di previdenza complementare. Trasferimento in una sede disagiata (sia per i lavoratori sia per la qualità del prodotto) sul grande raccordo anulare di Roma per risparmiare ulteriormente. Mancanza totale di investimenti, senza un vero piano di rilancio, industriale e editoriale”.

A fine ottobre, continuano i giornalisti del Velino, l’editore Luca Simoni ha attivato unilateralmente la cassa integrazione. Dopo una lunga trattativa è stato respinto ogni tentativo di trovare un nuovo accordo sul rinnovo del contratto di solidarietà, una limatura proposta della percentuale pretesa che avrebbe reso meno gravoso il taglio agli stipendi che deriva dalle nuove normative. Secondo il Cdr il rifiuto non sarebbe stato accompagnato da alcuna motivazione chiara o convincente sulle reali motivazioni economiche che non permettono ancora al Velino di uscire dalla crisi e di tornare a essere un’agenzia competitiva e autorevole come nel passato.

Ma c’è anche un’altra cosa: “il nostro editore, che si e’ nominato anche direttore responsabile, pur non svolgendo questa funzione e vivendo negli Stati Uniti da parecchi mesi, proprio da Miami ha improvvisamente deciso di dare corso a una nuova organizzazione del lavoro e dei turni che disattende la prassi aziendale, la legge e anche il buon senso. Il risultato è che dal 2 novembre i colleghi, fino a tarda sera, non sanno se e a che ora devono iniziare a lavorare il giorno dopo e per saperlo devono controllare l’eventuale arrivo di un telegramma nella cassetta della posta”.

Stando a quanto espresso dal Cdr, le presenze in redazione vengono modificate giorno per giorno all’ultimo momento con l’invio di email che annunciano l’arrivo di telegrammi che conterranno gli orari per il giorno successivo. Si tratta di orari che “senza dichiarate esigenze editoriali, modificano sia i turni settimanali già comunicati sia i telegrammi inviati dall’azienda per annunciare in maniera unilaterale l’attivazione della cigs e i giorni di astensione dal lavoro per il mese di novembre. E cosi’ organizzare il lavoro diventa quasi impossibile”.

Azioni che vengono definite come uno stillicidio da parte del Cdr, e che rendono evidente “il danno morale e materiale arrecato ai giornalisti, pagati nel mese di novembre al 60% (almeno stando alle ultime dichiarazioni del direttore/editore) e costretti a rimanere a disposizione dell’agenzia al 100%”. Oltre a tutto ciò, questo comportamento porta a livelli di tensione “insostenibili” tra direzione e redazione e per questo motivo l’assemblea ha dato mandato al Cdr di promuovere, con il sostegno dell’Associazione Stampa Romana, un’azione legale che possa risarcire i giornalisti dei “danni prodotti da un’applicazione del contratto nazionale e dello strumento della cigs non secondo buona fede”. L’assemblea del Velino dichiara, quindi, di essere determinata a fare di tutto per tutelare il proprio lavoro, la propria professionalità e per difendersi dalle continue violazioni della legge, vessazioni e condotte antisindacali dell’editore-direttore, ricorrendo a tutti gli strumenti possibili.

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