Rcs, patto sopra il 51%. “lock-up” tra soci. Adesione parziale di pesenti. Possibile azionariato post-aumento

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Rcs Mediagroup, domani inizia la ricapitalizzazione. I Pesenti aderiscono per 10 milioni. Il patto di sindacato rimarrà sopra al 51%. Concluso un accordo di lock-up per stabilizzare l’azionariato.  Ancora indecisi Rotelli, Della Valle, Sinpar e Eridano Finanziaria. A fine aumento possibile balzo di Fiat al 13% e di Intesa Sanpaolo al 12%. Chi non parteciperà si diluirà del 75%.

Ma procediamo con ordine e facciamo chiarezza.

La quasi totalità dell’importo imputabile ai soci azionisti è stato raggiunto. La cifra minima di 380 milioni è stata raggiunta e superata. Anche grazie all’adesione parziale di Italmobiliare (7,4%). La società di costruzioni della famiglia Pesenti ha investito “solo” 10 milioni. Per riscattare l’intera partecipazione ne sarebbero serviti almeno il triplo. Ecco che, complice la natura diluitiva dell’aumento, i Pesenti scenderanno dal 7,4% al 3,7% circa. Ma si tratta di una precisa scelta aziendale. Gli altri diritti di opzione (facoltà di acquisire azioni) saranno quotati e venduti. Gli imprenditori edili bergamaschi hanno volutamente razionalizzare la loro presenza nelle società editrici. Con la partecipazione di Italmobiliare la quota della società che rimarrà nel patto di sindacato (che vincolava a sé il 58% del capitale sociale) sarà comunque superiore a 51%. Quindi i pattisti avranno comunque la maggioranza. Inoltre i soci hanno garantito che non cederanno le loro quote per sei mesi. Un accordo definito “lock-up”. Che serve a garantire una stabilità azionaria a breve termine.

Non si sa ancora nulla su Giuseppe Rotelli (16,6%), su Sinpar (2%), Eridano Finanziaria (1,2%) e Diego Della Valle (sul fondatore della Tod’s sono circolate voci sul una possibile adesione alle ultime battute, anche grazie al mercato dei diritti di opzione). Invece Rotelli potrebbe, anch’egli come i Pesenti, ricapitalizzare solo una parte della sua quota. Visto che per l’imprenditore della sanità milanese l’aumento integrale costerebbe più di 60 milioni di euro. Ma potrebbe esserci un finanziamento da parte di Intesa Sanpaolo (già partner finanziaria di Rotelli in altre operazioni).

In ogni caso, la quota di azioni inoptate non dovrebbe essere alta. Si parla al massimo del 20%. I diritti di opzione saranno negoziabili dal 17 a 28 giugno e esercitabili fino al 5 luglio, data in cui dovrebbe concludersi l’operazione di aumento.

Ma, alla luce delle decisioni degli azionisti, come potrebbe configurarsi l’azionariato di Rcs dopo l’aumento di capitale? Ecco una ipotesi realistica.

Fiat passerebbe dal 10,3% al 13% circa, grazie alla sottoscrizione di 2,8% di azioni inoptate. Intesa Sanpaolo da 4,9% potrebbe arrivare anche al 12%. La banca torinese, oltre a rilevare il 2,5% di inoptato interno al patto, partecipa, tramite Banca Imi, al consorsio di garanzia che investirà circa 182 milioni nella ricapitalizzazione. Mediobanca dovrebbe rimanere stabile al 13,7%. Così come gli altri azionisti che ricapitalizzeranno solo la loro quota.

Passiamo ora a chi “si diluirà”. Ovvero chi vedrà la propria partecipazione in Rcs diminuire considerevolmente. Si tratta di tutti gli azionisti che non parteciperanno all’aumento. Il quale, stando ai dati forniti dalla Consob, ha una “forza diluitiva” del 75%. Assicurazioni Generali passerà dal 3,7% all’1,5%. Merloni dal 2% a meno dell’1%. Benetton dal 5% al 2%. Della Valle dall’8,7% al 2,5%. Rotelli (se non dovesse aderire nemmeno in parte) dal 16,6% al 5,5%.

Intanto domani inizierà la ricapitalizzazione e il mercato dei diritti di opzione (che ricordiamo sono quotabili e vendibili). La Borsa, già venerdì, ha visto un calo dei titoli del 6,32% a 3,56 euro ad azione. I mercati si stanno adattando al valore di emissione dei nuovi titoli.

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