RCS, CDA ABBATTE CAPITALE E VARA AUMENTO. NO DI DELLA VALLE

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Il Cda di Rcs proporrà all’assemblea, convocata per il 30 maggio, di ripianare le perdite 2012 e del primo trimestre e di realizzare questa estate un aumento di capitale da massimi 500 milioni, di cui 400 milioni relativi al capitale ordinario e 100 milioni relativi ad azioni risparmio. Lo dice una nota della società in cui si spiega che le condizioni dell’aumento, tra cui prezzo e tempistica, saranno definiti più avanti “nel rispetto del termine finale del 31 dicembre 2013” e prevedibilmente entro il 31 luglio. L’aumento, secondo le ultime comunicazioni ufficiali, era previsto di “almeno” 400 milioni.
L’aumento prevede tra l’altro l’emissione di azioni di risparmio di nuova categoria (B) che si aggiungono a quelle esistenti denominate di categoria A. Alle 9,40 il titolo estende il calo iniziale e cede il 3,5% contro un mercato in rialzo dell’1,3%.
Il Cda ha chiesto anche, come previsto, la delega per aumentare ulteriormente il capitale per massimi 200 milioni e comunque fino a concorrenza dell’importo complessivo di 600 milioni e ha proposto, in conseguenza dello stato di sottopatrimonializzazione in cui si trova la società (art.2446 del codice civile), di ripianare le perdite 2012 e quelle del primo trimestre del 2013 (78 milioni la perdita della Capogruppo) anche attraverso un importante abbattimento del capitale. Spiega la nota infatti che la copertura integrale della perdita della Capogruppo (494,7 milioni nel 2012 e 78 milioni nel primo trimestre), nonché dei disavanzi netti da fusione (334,6 milioni), e dunque per complessivi 907,3 milioni, avverrà “mediante utilizzo di riserve per 284,1 milioni risultanti dalla situazione patrimoniale al 31 marzo 2013 e mediante riduzione del capitale sociale da 762 milioni a 139,25 milioni, con conseguente raggruppamento delle sole azioni ordinarie nel rapporto di 3 nuove azioni ordinarie ogni 20 azioni ordinarie”.
Il Cda ha approvato un accordo di pre-garanzia relativo al solo aumento di capitale ordinario per 182,5 milioni. Le banche garanti sono Banca IMI (Intesa SP) e BNP Paribas (in qualità di Joint Global Coordinators), Centrobanca, Mediobanca, Commerzbank e Banca Aletti , per 172,5 milioni “a condizione, tra l’altro, che prima della stipula di tale accordo: i soci aderenti al patto abbiano stipulato impegni irrevocabili e incondizionati per un controvalore non inferiore a 200 milioni; e siano stati assunti – a concorrenza degli impegni dei garanti – impegni di pre garanzia, di contenuto analogo a quelli assunti dai Garanti, fino a concorrenza dell’importo complessivo dell’Aumento di Capitale Ordinario non coperto dagli impegni irrevocabili e incondizionati dei soci”. Ieri, dice la nota, un’ulteriore banca ha manifestato la propria disponibilità a sottoscrivere un accordo di pre-garanzia per 10 milioni con la precisazione che tale accordo potrà essere sottoscritto una volta perfezionato il procedimento autorizzativo interno di tale banca.
Il 15 aprile le banche interessate a formare un consorzio erano cinque per un importo complessivo di 166 milioni.
All’interno del patto di sindacato, che controlla il 58% di Rcs, Fiat ha comunicato di voler rilevare da altri soci una parte dei diritti di opzione che non dovessero esercitare per un ulteriore 2,805% del capitale oltre alla sua quota di pertinenza (10,29%). Anche Intesa Sanpaolo (che ha il 4,9%) ha detto di voler acquistare dagli aderenti al sindacato di blocco “un quantitativo di diritti di opzione il cui acquisto ed esercizio con la conseguente sottoscrizione di nuove azioni RCS comporti un complessivo esborso non superiore a 10 milioni”. Oltre a questi due soci, nel patto si erano già impegnati a sottoscrivere l’aumento Mediobanca, Pirelli, Fondiaria-Sai, Mittel ed Edison, per una quota complessiva del 44% del capitale.
Hanno annunciato che non parteciperanno all’aumento, invece, i soci esterni al patto Diego Della Valle ed Edizione (Benetton), che detengono complessivamente il 13,8% del capitale.

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