Sfida Rcs: tra Cairo e Bonomi ci si mette anche la Brexit

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Nella prima settimana in cui le offerte di Cairo e Bonomi erano entrambe al vaglio della Borsa ci ha pensato la Brexit a gettare scompiglio nella corsa per la vetta di Rizzoli Corriere della Sera. Il Cda, intanto, boccia ancora l’Ops dell’editore piemontese mentre i soci storici ritoccano l’Opa verso l’alto

Si apre oggi una nuova settimana tra rilanci e colpi a sorpresa per la scalata al vertice di Rcs Mediagroup. Urbano Cairo ha rilanciato ma nonostante tutto l’offerta è stata respinta ancora una volta dal Cda di Rizzoli Corriere della Sera. Il titolo di Rcs ha chiuso venerdì scorso in Borsa con un -3%, mostrando una maggior vitalità rispetto ad altri soggetti e di poter resistere al possibile ritiro delle offerte. Già perché a causa della Brexit sia l’offerta pubblica di sottoscrizione di Urbano Cairo che l’offerta pubblica di acquisto di Andrea Bonomi potrebbero venire meno.

Nei documenti di entrambe le offerte, infatti, si trovano due clausole “market adverse change” che sottolineano che le proposte sono vincolate alle condizioni dei mercati. Situazioni avverse, tra cui proprio la cosiddetta Brexit, possono quindi far cadere sia l’Ops del patron di La7 e del Torino, che l’Opa di Bonomi e dei soci storici.

In particolare nell’offerta di Cairo si legge che “è possibile, in via meramente esemplificativa, includere, tra gli eventi attinenti al contesto politico o economico una crisi rilevante del credito o dei mercati finanziari anche in seguito all’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, o l’uscita di uno o più paesi europei dalla cosiddetta Eurozona”.

Parole simili anche nel prospetto di Bonomi e soci, che indica, “in via meramente esemplificativa, tra gli eventi o situazioni straordinari attinenti al contesto politico ed economico-finanziario possono includersi una crisi rilevante del credito o dei mercati finanziari anche in seguito all’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, o l’uscita di uno o piu’ paesi europei dalla cosiddetta Eurozona”.

Si tratta di clausole di salvaguardia che il mercato, almeno per il momento, sembra aver messo da parte. Sebbene l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ponga un elemento di incertezza, per ora non sembra che i due contendenti al trono di Rcs ritengano pregiudicata la situazione patrimoniale di Rcs. Quindi entrambe le offerte restano in piedi.

Ma la questione si gioca su più fronti, ed ecco che per Cairo arriva la nuova stangata dal Cda di via Solferino, che boccia anche la nuova offerta dell’editore piemontese, mentre Bonomi e soci (Mediobanca, UnipolSai, Della Valle e Pirelli) hanno alzato il prezzo dell’offerta da 0,70 a 0,80 euro.

La decisione della newco International Media Holding dipende dal fatto che, nonostante i rilanci e il calo della Borsa, il titolo di Rcs continua ad avere un valore superiore a entrambe le offerte. In quest’ottica non sembra strano nemmeno il nuovo no del Cda dell’editore del Corriere della Sera all’offerta di Cairo. Il consiglio di amministrazione, pur sottolineando che la nuova offerta di Cairo Communication risulta migliorativa del 33,3%, “valuta non congruo il corrispettivo”.

Ma questo è solo il primo di una serie di appunti. Il valore delle azioni di Cario (0,20) per ogni titolo Rcs viene ritenuto non condivisibile. In secondo luogo, il Cda ha sollevato dubbi sulle proiezioni economico-finanziarie del piano di Cairo fino al 2018e anche la fusione tra Rcs e Cairo Communication non convince.

E i dubbi non diminuiscono quando il board passa in esame altri aspetti dell’offerta, come la ricapitalizzazione (“incerto il valore delle partecipazioni rivenienti”) o la distribuzione di eventuali dividendi straordinari tra gli azionisti (“il prospettato dividendo potrebbe sostenere il valore delle azioni Cairo, migliorando il cambio implicito”). Infine, ha evidenziato ancora il Cda di Rcs, Cairo potrebbe blindare la posizione del proprio gruppo in caso di fusione con il voto maggiorato, che potrebbe rappresentare “uno strumento di rafforzamento della posizione dei soci di controllo”.

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