RAI E FREQUENZE: “FUMATA NERA”AL VERTICE TRA GOVERNO E PARTITI

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Nessun accordo per la Rai. Quasi inevitabile la proroga dell’attuale cda. Per l’assegnazione delle frequenze è probabile una nuova pausa di 90 giorni.
Chi non fa non sbaglia. Il governo non ha sbagliato. Prendiamola così visto che dal vertice di ieri a Palazzo Chigi non ci si è mossi di un passo sia per la Rai che per le frequenze.
Le cose sono rimaste pressoché invariate. Per chi non conoscesse già la situazione a memoria le ricordiamo.
Iniziamo dalla Rai. Il Pdl vorrebbe mantenere lo status quo procedendo alle nuove nomine utilizzando la legge Gasparri. Il partito di via dell’Umiltà crede che il governo non abbia le prerogative per cambiare la governance di Viale Mazzini. La Rai è competenza del Parlamento; il governo si occupi delle emergenze economiche. Queste le argomentazioni di quasi tutti i pidiellini, da Alfano in giù.
Il Pd vuole cambiare a tutti i costi la Gasparri. I democratici hanno minacciato di non partecipare alle nuove nomine, se effettuate con l’attuale meccanismo.
Solidali col Pd (ma forse sarebbe meglio dire contro il Pdl) anche l’Udc, il Fli e l’Idv.
Anche sul dg non c’è accordo. Il Pdl vorrebbe confermare la Lei. Il Pd no.
E la Lega? Non pervenuta. Dopo la richiesta di Maroni di un presidente Rai leghista con la motivazione che il Carroccio è l’unico partito di opposizione è calato un enigmatico silenzio.
In questo schieramento da “guerra fredda” il governo sta provando faticosamente a mediare. Monti avrebbe proposto una mini-riforma consistente nella riduzione dei consiglieri, da 9 a 5.
Certo è che con un cda di 5 membri la posizione del presidente e del consigliere del Tesoro, entrambi nominati dal governo (ma il presidente deve avere il consenso dei due terzi della Vigilanza, eventualità assolutamente non scontata, visto il muro alzato dal Pdl), avrebbero un peso enorme. I partiti dovranno accontentarsi di 3 esponenti in tutto. Per quanto riguarda i poteri delle singole cariche non cambierebbe nulla: il potere di proposta al dg e quello decisionale alla maggioranza del cda. Dunque niente ad con ampi poteri che velocizzerebbe la macchina decisionale.
Anche per questo mini-riforma bisognerebbe modificare la Gasparri. Infatti la mediazione, condivisa dal Pd, non è accettata dal Pdl. Dunque è quasi inevitabile la proroga dell’attuale cda, in attesa di tempi “ispiratori”.
Passiamo alle frequenze. Ennesima “fumata nera”. Ci sono da assegnare 6 mulptiplex con 10 frequenze. Il beauty contest è stato sospeso per 90 giorni. C’è tempo fino al 20 aprile, ma i nodi da sciogliere sono tanti. L’unica cosa certa è che il governo non ha intenzione di regalarle.
L’Europa ci chiede informazioni. Per la Commissione Ue «l’assegnazione di tali frequenze deve rappresentare un’opportunità per i nuovi entranti e le piccole realtà radiotelevisive per espandersi nelle piattaforme del digitale, assicurando un uso efficiente dello spettro». L’Italia vorrebbe (forse), ma non è in grado. Inoltre le regole per la gara deve dettarle l’Agcom, ma l’Autorità scade il 9 maggio. Altro problema. È probabile che ci sia un’altra proroga di 90 giorni.
Dopo le elezioni amministrative forse saranno tutti più rilassati. Vedremo.
Egidio Negri

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