QUELLE OFFESE AI NAPOLETANI. QUANDO LA CENSURA…SERVIREBBE

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È stato sospeso e al contempo fatto oggetto di un procedimento di tipo disciplinare il giornalista Rai, Giampiero Amandola, accusato di aver montato un servizio “razzista”, offensivo della dignità dei napoletani, andato in onda sul Tgr Piemonte durante il match Juventus-Napoli. Secondo la Rai quanto fatto da Amendola è: «Inqualificabile e vergognoso». E poco importa che il giornalista abbia provato a difendersi: «La mia era solo ironia». Il “Movimento Neoborbonico”, infatti, è più che mai intenzionato a trascinare «Rai e giornalista in Tribunale».
Nel contributo televisivo incriminato ci sono diverse “pecche” crescenti a mo’ di climax: sullo sfondo si sentono i cori dei ragazzotti juventini che inneggiano a un’eruzione del Vesuvio che “dovrebbe pulire” la città di Partenope; poi un intervistato afferma, quasi insofferente, che «i napoletani sono ovunque, come i cinesi»; infine la frase lapidaria quanto infelice del giornalista: «e voi i napoletani li distinguete dalla puzza».
Fin quando si ascolta il parere di tifosi, pochi minuti prima della partita, qualche espressione non politicamente corretta ci può anche stare. Fa parte del gioco. Ma da qui agli insulti razzisti e gratuiti ce ne passa. Soprattutto se a commentare a sproposito è lo stesso giornalista. Se poi pensiamo che, ironia della sorte, si tratta di un dipendente del servizio pubblico, stipendiato da tutti gli italiani e quindi anche dai napoletani, allora la misura è veramente colma. Decisamente.
Inoltre si poteva rimediare con un montaggio accorto. Gli operatori avrebbero potuto tagliare i cori razzisti dei tifosi e la battuta infelice del conduttore. In tal caso nessuno se ne sarebbe accorto. «In altri tempi anche il montatore avrebbe impedito la pubblicazione di un servizio simile. Invece ora si è peccato di superficialità, inadeguatezza sfociando in una volgarità inqualificabile», ha dichiarato, a caldo, Antonio Dipollina, collaboratore di Repubblica e quindi collega di Amandola.
Bisogna dire che il servizio è andato in onda durante lo svolgimento della partita, intorno alle 18.30. Quindi, il giornalista e il montatore pensavano, con ogni probabilità, che sarebbe passato inosservato. Invece no.
La “gaffe” ha avuto una eco internazionale e ha sollevato numerosi cori di protesta, fomentati anche dalla rete. Da Facebook a Youtube (dove alcuni hanno già pubblicato il video di risposta sull’igiene borbonica), in tanti hanno replicato con una pioggia di critiche. Anche le tifoserie, va detto, sia quella napoletana che juventina, si sono dissociate. E questo fa onore almeno a una parte della “torcida” bianconera. È sceso in campo, e non poteva essere altrimenti, anche il “Movimento Neoborbonico”, che proprio sabato sera, in concomitanza con la partita Juve-Napoli, si era dato appuntamento a Cava dei Tirreni per una sessione straordinaria dei lavori dello storico Parlamento del Regno delle Due Sicilie convocato nella sala capitolare della chiesa di San Francesco in occasione della visita del principe Carlo di Borbone. Feriti nell’orgoglio più profondo, i meridionalisti hanno annunciato querela nei confronti di Amandola ma anche dei vertici Rai. «Il giornalista e l’azienda pagati con i soldi dei napoletani risponderanno in Tribunale delle loro offese vergognose. Ai politici meridionali, incapaci non solo di rappresentarci, ma di difenderci dall’ aggressione razzista, mettiamo sul conto anche le offese razziste del servizio pubblico», ha affermato Salvatore Lanza, segretario del Movimento.
Infine, ieri è arrivato anche il commento del governatore della Campania Stefano Caldoro, secondo il quale «non bastano le scuse ufficiali, né l’indignazione corale per le parole usate dal giornalista del Tgr Piemonte. Bisogna andare oltre», ha detto il presidente, quindi «occorre un’azione più incisiva». Infatti senza voler entrare nel merito «delle attività che regolano la professione e la vita interna della Rai, come gli obblighi o i contratti dei singoli giornalisti», Caldoro ha suggerito «qualcosa di più, una censura formale o una chiara azione di verifica. È ovvio che non può restare solo l’indignazione di tutti, che mi pare una cosa naturale».
Sull’onda dell’indignazione la Rai, in una nota giunta in tarda mattinata, ha annunciato la sospensione senza stipendio di Amandola e ha aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Ecco la motivazione presentata dalla tv di Stato: per «l’inqualificabile e vergognoso servizio andato in onda nell’edizione serale della Tgr Piemonte».
Da parte sua, Amandola ha cercato di limitare i danni: «Non volevo offendere, io sono contrario a qualsiasi forma di razzismo. Io volevo prendere in giro i cori razzisti dei tifosi juventini e invece quella domanda è stata scambiata per un avallo di certi cori. Perché nessuno si è indignato di quanto hanno detto alcuni tifosi napoletani, ovvero che gli juventini sanno solo rubare? Io volevo dare un’idea di quanto accade in uno stadio e soprattutto irridere gli juventini. La mia era solo ironia». Tuttavia, a differenza del comitato di redazione del Tgr Piemonte, che ha presentato le scuse ai telespettatori per gli «apprezzamenti irrispettosi nei confronti dei tifosi napoletani», Amandola sente il bisogno di contrizione solo per emendarsi da un equivoco, nato suo malgrado. Ma per quanto riguarda il servizio in sé: «Non intendo retrocedere un millimetro perché la mia intenzione non era quella di offendere i napoletani. Anzi volevo tutelarli ironizzando».
Ma a quanto pare l’operazione “comica” non è riuscita.
Di certo all’intera vicenda non manca un certo hùmor se si pensa che il provvedimento della Rai è firmato dal dg, Luigi Gubitosi, nato a proprio a Napoli.
Inoltre non è neanche la prima volta che Amandola confeziona servizi “coloriti”. Nel 2011 parlò della più grande fagiolata d’Italia a Vercelli: «Mentre ovunque il carnevale è fermo alle burlette qui esplodono i borlotti. È qui la più grande fagiolata d’Italia, 1.600 calderoni per ventimila stomaci pronti a gonfiarsi di fagioli con le inevitabili, rumorose, dispersioni nell’aria. E non pensate a quei piccoli ordigni che sono i fagioli neri, qui ci sono i Saluggia, i migliori, diabolici da amare e rimbombare».
A volte servirebbe un mimino di censura, ma non per tagliare o influenzare l’informazione. Ma solo per soccorrere il buon senso e il buon gusto, quando questi vengono meno.

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