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QUEL PROCESSO A GOOGLE È IMPORTANTE PER NOI

Domani, martedì 3 febbraio, a Milano, avrà inizio il processo per diffamazione aggravata contro quattro dirigenti di Google . Il procedimento nasce dalla denuncia dell’associazione Vividown e si riferisce ad un episodio di oltraggio e violenze ai danni di un ragazzo down di Torino, un fatto avvenuto nel 2006. Gli autori sono i compagni di scuola della vittima. Registrarono tutto sul telefono e pubblicarono il video su YouTube, la piattaforma di condivisione video che è proprietà del motore di ricerca. Quelle immagini furono denunciate come offensive, furono rimosse, ma la denuncia è arrivata lo stesso.
Il nocciolo del processo che si apre domani è davvero duro, importante, rilevante per il nostro futuro, non per quello di Google.

I giudici potranno decidere che YouTube (e Google) equivale all’editore di un giornale o di una stazione televisiva, e ritenerli responsabili di quanto viene messo “in onda”.

Oppure potranno – i giudici – decidere che nella nostra giurisprudenza non ci sono le parole per dirlo. Non ci sono i concetti, non ci sono le idee giuste per capire di cosa si tratta. Potrebbe essere una grande occasione culturale: slegare la responsabilità dei singoli che si esprimono, che vanno colpiti se delinquono, da quella di chi ospita il contenuto e l’espressione.

Con la prima via si decide per una strada che porta lontano e piace molto in questa Italia: la via del controllo di polizia sui mezzi di espressione della rete, che sono mezzi di massa – controllo di polizia perché il controllo di un “direttore” sull’espressione di massa non è materialmente possibile. Non rimarrebbe a quel punto che il filtro alla cinese, affidato a un mix di tecnologia e funzionari addetti a censurare.

Con la seconda via si apre un fase di tensione creativa, che altre giurisprudenze, quella USA in particolare, stanno conoscendo e nelle quali si tenta di inserire le parole della rete nella nostra cultura, per creare un diritto nuovo delle persone che si esprimono con mezzi che la storia non ha finora conosciuto. Diritto che non esclude, lo ripeto, che chi sbaglia o delinque debba pagare come la legge prevede.

E’ un processo che andrebbe seguito con attenzione e voglia di capire da parte di addetti ai lavori e media. Chissà. Vedremo.
Vincenza Petta

editoriatv

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