Dopo solo quattro numeri Renato Brunetta ha abbandonato la direzione dell’edizione economica de “Il Riformista”. Non l’ha fatto in contraddizione con l’editore, Alfredo Romeo, né con il direttore responsabile, Piero Sansonetti. La contraddizione era tra Brunetta e Brunetta; una dura lotta intestina lotta tra il responsabile dell’edizione di un giornale e gli impegni di un Parlamentare. Ha vinto il secondo, ko, al quarto round, l’incontro è terminato.
La brevissima esperienza di Brunetta rappresenta però con evidenza due cose: che fare il parlamentare, farlo davvero, leggere i testi legislativi, coordinare le riunioni con i propri colleghi, siano essi di partito o meno, essere presenti in aula e nelle Commissioni è un lavoro, richiede impegno; e che assumere la direzione, anche solo di un’edizione, di un giornale di opinione richiede lavoro, presenza, abnegazione.
Brunetta è vanitoso, pieno di sé e decidere che un Brunetta avrebbe dovuto perdere contro un’altra persona, nonostante fosse Brunetta, non deve essere stato facile. Ma ha assunto una decisione coerente e che dovrebbe imporre più di una riflessione a chi mortifica, in nome del nulla, il mestiere del parlamentare e del giornalista. Per pensare ad un nuovo mondo bisogna ripensare ai pregiudizi che hanno contraddistinto gli ultimi anni.
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