All’attenzione dei membri della US House of Representatives è stata da poco sottoposta una nuova versione del noto progetto di legge che imporrebbe la chiusura dei domini che violino il diritto d’autore.
Ad esser coinvolte dal provvedimento sarebbero infatti le attività online dei cosiddetti intermediari, come ad esempio piattaforme di video sharing del calibro di YouTube o social media come Facebook ritenute responsabili delle potenziali violazioni commesse dagli utenti.
A venir meno sarebbero così le protezioni garantite dal cosiddetto safe harbor, il porto sicuro offerto alle società operative sul web che operino in buona fede rispetto alle violazioni commesse dai loro utenti. Potrebbero ritrovarsi nei guai per aver ospitato materiale in violazione del diritto d’autore.
A muoversi rapidi sono stati gli attivisti di Demand Progress, il comitato di azione politica fondato nel 2010 che si occupa di portare avanti cause progressiste come la censura su internet e le questioni relative alla privacy. I membri del gruppo hanno lanciato una petizione online per fermare il disegno di legge già approvato alla fine dello scorso maggio dalla Senate Judiciary Committee. Al centro del mirino sono ora finite alcune modifiche atte a stravolgere gli attuali dettami del Digital Millennium Copyright Act (DMCA).
Come sottolineato dagli stessi attivisti di Demand Progress, piattaforme come quella di Google sarebbero costrette a chiudere definitivamente i battenti digitali, in quanto impossibilitate a controllare tempestivamente tutti i contenuti ospitati.
In sostanza, la nuova versione del PROTECT IP Act inserirebbe Facebook e YouTube nella lista dei siti votati alla condivisione illecita dei contenuti. Rappresentanti dell’industria high-tech come CCIA e NetCoalition hanno denunciato la propria esclusione dal processo di revisione del disegno di legge contro i pirati di Internet.
(Punto Informatico)
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