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PROPOSTE DI LEGGE PER TUTELARE LA MUSICA ITALIANA

L’On. Gabriella Carlucci (Pdl) ha presentato una proposta di legge denominata “Norme a sostegno della musica italiana” (C. 1870), assegnato alla VII Commissione Cultura il 20 gennaio 2009.
Nell’art. 2 il testo propone di riservare almeno il 40% della programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana con riserva di almeno il 10% a produzioni musicali di opere prime di artisti emergenti.
E’ sicuramente contestabile la natura estremamente protezionistica della norma che introdurrebbe limitazioni allo svolgimento dell’attività radiofonica da parte delle emittenti e quindi al libero mercato radiofonico. Si tenta, in modo sbagliato, di adottare linee di natura lobbistica per affrontare la crisi del mercato discografico, crisi alla quale la radiofonia è del tutto estranea anzi è forse l’unico media che opera in modo positivo in tale mercato. Inoltre, una simile legislazione non trova riscontro in nessun altro Paese europeo (fatta eccezione per la Francia, che adotta una normativa vecchia di molti anni).
Appare, invece, positiva la proposta di legge C 1647 (Norme per il sostegno, la promozione e la valorizzazione delle attività musicali e della musica popolare), assegnato alla VII Commissione Cultura il 24 novembre 2008, d’iniziativa dell’On. Fiorella Ceccacci Rubino (Pdl) ed altri che mira a tutelare, valorizzare e sostenere le attività musicali nonché a sostenere lo sviluppo delle attività di produzione, distribuzione, ricerca e formazione nel campo musicale, così come già avviene per altri comparti produttivi quali la cinematografia e l’editoria. Il tutto senza oneri a carico dell’emittenza radiofonica.
In particolare, la proposta di legge individua nel credito d’imposta lo strumento migliore per incentivare gli investimenti nel settore e introduce, all’articolo 2, un pacchetto di misure organiche di defiscalizzazione delle spese di produzione, digitalizzazione e promozione di registrazioni fonografiche o di videoclip musicali per le opere prime o seconde di artisti emergenti. Questo perché il settore imprenditoriale delle nuove leve, a livello musicale, è il più a rischio in quanto, mentre i grandi artisti continuano a mietere successi (il calo delle vendite dei dischi è compensato dall’intensa attività dal vivo), quelli emergenti, godendo di una minore notorietà, non possono registrare i risultati dei loro colleghi affermati, il che produce una serie di conseguenze anche sul piano della forza lavoro e degli investimenti impiegati per lo sviluppo della loro carriera e, quindi, risulta ampiamente comprensibile che, in una situazione generalizzata di crisi, essi sono primi ad essere colpiti.
Fabiana Cammarano

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