Il giudice del Tribunale penale di Manhattan, Matthew Sciarrino, ha deciso che la legge consente di avere accesso ai ‘tweets’ e agli altri dati di Malcolm Harris, citato in giudizio per una manifestazione che si è tenuta lo scorso anno sul ponte di Brooklyn. Da parte sua, Twitter ha precisato di aver visto moltiplicarsi questo tipo di richieste nell’anno in corso: “Abbiamo ricevuto più richieste dai governi nella prima metà del 2012 (…) che su tutto l’anno 2011”, ha dichiarato in una nota il responsabile legale del gruppo, Jeremy Kessel.
La maggior parte delle 849 domande, pari a 679, è partita dagli Stati Uniti e nel 75% dei casi tutte o parte delle informazioni sono state fornite, secondo un rapporto della società.
Il secondo Paese per numero di richieste è il Giappone (98), seguito da Regno unito e Canada (11). A New York, il giudice ha ritenuto che i messaggi non costituissero informazioni private: “Se posti un tweet, è come gridare alla finestra, l’obiettivo non è di tenerlo riservato”, ha scritto. “La costituzione riconosce il diritto di inviare tweet, ma come molte persone hanno imparato a loro spese, ci sono però le conseguenze di queste opinioni espresse pubblicamente.
Quello che viene espresso in pubblico appartiene a tutti”.
Luana Lo Masto
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