Il Parlamento europeo ha giudicato che la questione della libertà di informazione in Italia è un tema che riguarda tutta l’Europa e ha deciso di presentare una risoluzione in cui si chiederà una legislazione comune per regolare le concentrazioni dei media nelle mani di una sola persona e garantire il pluralismo dell’informazione.
Il voto segna una sconfitta per il Partito Popolare europeo e per i conservatori, ormai ridotti alla scomodo ruolo di difensori degli interessi di Silvio Berlusconi. Il capogruppo del Ppe, Joseph Daul, e quello della delegazione del Pdl, Mario Mauro, avevano, infatti, chiesto di cancellare il tema dall’ordine del giorno dei lavori.
Dopo un breve dibattito,la plenaria ha confermato l’appuntamento respingendo la richiesta con 284 voti contro 268 e 18 astenuti. Una seconda mozione presentata dai Popolari chiedeva di annullare il voto di una risoluzione sullo stesso tema che è in calendario per la prossima sessione plenaria a Strasburgo. Ma anche questa richiesta è stata respinta con 293 voti contro 286 e 18 astenuti.
Alla discussione in aula, oggi, sarà presente anche tutta la giunta esecutiva della Federazione Nazionale della Stampa, che si incontrerà poi con i colleghi europei. Ma gli occhi ora si puntano sulla risoluzione, che sarà discussa tra quindici giorni a Strasburgo. Socialisti e democratici, liberali e verdi, infatti, sono orientali ad allargare la questione dal «caso Italia» ad un principio più generale chiedendo alla Commissione Barroso di presentare una direttiva che regoli con norme uniche in tutta Europa la concentrazione dei media, il conflitto di interessi e il pluralismo dell’informazione.
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