Categories: Editoria

PAOLO FRANCHI: LA LIBERTA’ DI STAMPA NON VA RUBRICATA ALLA VOCE “RISANAMENTO”

Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, nonché direttore, dal giugno 2006 al 5 marzo 2008, del Riformista, una delle testate messe a rischio dalla manovra di Tremonti, commenta i tagli drastici alla stampa. Nella stagione al timone del Riformista Franchi ha toccato con mano la difficoltà di realizzare un buon giornale in un regime di totale limitatezza dei fondi.
“Quando ero al Riformista – racconta Franchi – di questi tempi, eravamo a penare con quei tagli messi sotto la voce ‘riduzione dei costi della politica’. “Vivi esattamente su questo: ogni volta ti chiedi se hai i soldi per mandare un inviato o per lanciare iniziative”. “E’ evidente che quella dei costi della politica sia la voce sulla quale si taglia con più facilità, guadagnando un coro di consensi altissimi. E che c’è molto da tagliare ma su questo terreno”. Ma oggi si rischia “di fare una botta fortissima, probabilmente mortale, a voci significative, spesso non conformiste, non omologate. È un problema serio non può essere rubricato alla voce ‘risanamento’”.
Franchi la chiama “l’anomalia Italiana” e ricorda ancora che la lista di testate che usufruiscono, fino ad ora, di finanziamenti pubblici, aveva delle voci ‘curiose’, “testate fantasma, sconosciute agli edicolanti”. Ma è anche vero che “tra i maggiori ricettori di fondi pubblici ci sono il gruppo Mondadori, quello del Sole 24 Ore e, a seguire, tutti gli altri grandi nomi dell’editoria”. “Andrebbe fatto un disboscamento – spiega ancora Franchi – ma secondo parametri che non sarebbero nemmeno difficilissimi da individuare. Vanno messe delle regole e fissati dei criteri di equità”. L’anomalia italiana permette che, “per l’assenza di regole, la tv commerciale succhi quasi il 55% della pubblicità – caso unico in Europa – e più del 56% va a Mediaset. Alla stampa resta il 35% che i big del settore si contendono a suon di gadget mentre le copie in edicola subiscono una costante erosione”. “In vicende come queste il mercato puto non esiste”. E, poi, verrebbe da chiedersi se l’informazione è davvero una merce tra le merci. “Se lo fosse, non saremmo qui a discutere della possibilità di esistere a punti di vista non conformistici, il puro mercato non esiste più neanche nei buoni manuali di economia, resiste solo negli editoriali della domenica”.
Fabiana Cammarano

editoriatv

Recent Posts

Google, l’Europa e l’IA: occorre tassare le over the top

La Commissione europea ha aperto una nuova procedura contro Google. L’accusa è quella di aver…

13 ore ago

Mediaset si espande a Sud e acquisisce Radio Norba

Mediaset continua a investire sull’Fm e acquista Radio Norba. La storica emittente radiofonica pugliese entrerà…

14 ore ago

Del Vecchio fuori dalla gara per Gedi: “Ho offerto 140 milioni…”

Non sono bastati 140 milioni ai Del Vecchio per riuscire a convincere Elkann a cedergli…

18 ore ago

Anche Macron vuole certificare l’informazione. Ma chi decide cosa è “affidabile”?

Un’idea che mette in discussione un principio democratico Da qualche anno ricorre l’idea di rilasciare…

1 giorno ago

L’Ue apre un’istruttoria su Google e l’intelligenza artificiale

S’è svegliata l’Ue: faro su Google e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. La Commissione è pronta ad…

2 giorni ago

Prominence radio e tv, la direttiva Agcom che aggiorna le linee guida

Allo scopo di garantire il rispetto del pluralismo, della libertà di espressione, della diversità culturale…

2 giorni ago