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NUOVO CORRIERE DI FIRENZE: 80 COLLABORATORI SENZA STIPENDIO

La società editrice è in liquidazione. I dipendenti in cassa integrazione. I collaboratori precari senza un soldo chiedono aiuto all’Assostampa.
Sono sempre i più deboli a pagare di più. Il caso del Nuovo Corriere di Firenze e di Arezzo non fa eccezione. I collaboratori vantano ancora 16 mensilità.
Ricostruiamo brevemente la storia.
L’assemblea dei soci ha deciso la liquidazione di Editoriale 2000, la società che edita (o meglio editava) i due quotidiani toscani il 26 aprile, quasi un mese fa. Se i conti non tornano un imprenditore chiude. C’è poco da fare. È stata la buona volontà dei dipendenti, giornalisti e poligrafici, a far sopravvivere le testate fino al 14 maggio. Si sperava in un intervento “salvifico” delle istituzioni nazionali e locali, o magari nell’interessamento di un nuovo editore. Così non è stato. Dunque con uno speranzoso «Ciao Nuovo Corriere» hanno chiuso le due testate. Una vicenda triste per il pluralismo dell’informazione e per i dipendenti. I 18 giornalisti e i 5 poligrafici sono ora in cassa integrazione. Tuttavia c’è chi sta peggio. I collaboratori precari non hanno neanche quella. Questi ultimi, che sono circa 80 tra l’edizione di Firenze e di Arezzo , si sono uniti in gruppo presso l’Assostampa regionale per chiedere al liquidatore Michele Polacco, ben 16 mesi di arretrati.
Sono numeri che fanno riflettere. 80 collaboratori rispetto a 16 giornalisti: un rapporto di 1 a 5. Questo ci fa capire che la maggior parte della “forza lavoro” non solo è precaria, ma è anche “maltrattata”. Inoltre indipendentemente dal pagamento degli arretrati, è quanto meno anomalo che si arrivino a vantare 1 anno e 4 mesi (16 mensilità) di crediti nei confronti della propria società. È anche difficile che questi precari scioperino perché hanno pochissimo potere contrattuale. È anche per questo che i collaboratori si sono riuniti: sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla importanza del loro lavoro. Accade spesso che si parla di infelici e “selvagge” casseintegrazioni , dimenticando di tutelare adeguatamente chi non ha nemmeno questo ammortizzatore.
Non rimane la speranza che l’Assostampa toscana riesca a mettere qualche toppa nello sfilacciato mondo del lavoro giornalistico italiano.

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