I giornalisti Rai tornano in piazza, il 12 giugno prossimo, per dire no ai trasferimenti alla Tgr. La decisione è stata assunta nell’assemblea unitaria tenuta dai giornalisti delle testate e dai programmi di Report, Presa Diretta, Mi manda Rai 3, Indovina chi viene a cena, Unomattina, Elisir, Il posto giusto. In un documento la posizione dei giornalisti emerge netta, chiara, senza fraintendimenti: “Nonostante le richieste dei lavoratori, i vertici della Rai sembrano intenzionati a perseguire l`intento di porre le giornaliste e i giornalisti che lavorano nei programmi dinanzi a un bivio: continuare a lavorare senza un regolare contratto giornalistico o accettare, in cambio del giusto contratto, di essere dislocati per almeno 5 anni nelle varie sedi della Testata Giornalistica Regionale (TgR) sguarnendo le redazioni dei programmi”. Per i cronisti Rai oggetto della proposta, si tratta invece di “un ricatto inaccettabile, a cui ci opponiamo fermamente in nome dello spirito della professione giornalistica e della Rai servizio pubblico: i programmi che producono inchieste, reportage e approfondimenti della Tv pubblica sono un asse portante dell’offerta informativa e culturale della Rai e vanno tutelati al pari dei telegiornali nazionali e regionali”. Non c’è, per i giornalisti, altra soluzione se non quella di manifestare il proprio dissenso: “Per questo le giornaliste e i giornalisti Rai senza giusto contratto scenderanno in piazza il 12 giugno prossimo a partire dalle 11 davanti alla sede Rai di viale Mazzini a Roma, per un presidio a cui interverranno personalità del mondo del giornalismo, della politica e dello spettacolo, e invitano ad aderire tutte le realtà politiche, sindacali e associative impegnate per i diritti dei lavoratori e per la libertà di espressione e di stampa”.
Le critiche si estendono anche a temi importanti che già hanno alimentato la polemica politica e, soprattutto, sindacale a viale Mazzini: “Questo piano aziendale, mai apertamente dichiarato ma determinatosi nei fatti – denunciano i giornalisti – produce gravi conseguenze: lo svuotamento di buona parte delle redazioni dei programmi, con l’incognita delle modalità di sostituzione dell’organico, e la prospettiva di una dismissione del presidio giornalistico nei programmi di informazione. Un quadro che comporta rischi rilevanti per l’autonomia e la sopravvivenza stessa di programmi come Report, Presa Diretta, Mi manda Rai 3, Indovina chi viene a cena, Unomattina, Elisir, Il posto giusto ed altri”. La proposta, dunque, resta irricevibile: “La necessità di tutelare l’organico delle Sedi Regionali Rai e garantire il diritto alla mobilità interna dei giornalisti non può comportare l’esodo dei colleghi giornalisti che da anni, senza giusto contratto, assicurano l’offerta informativa nei programmi”. La richiesta, quindi, è chiara: “Chiediamo pertanto alla Rai di rispettare gli impegni assunti nel 2019, rinnovati nel 2023 e di prevedere, accanto all`annunciata selezione interna per le TgR, una contestuale regolarizzazione dei giornalisti che lavorano nei programmi nelle rispettive Direzioni, con l`obiettivo di non disperdere le competenze, di non disgregare le squadre e i gruppi di lavoro e di preservare la vocazione di servizio pubblico della Rai valorizzando la propria tradizione giornalistica di inchiesta, come previsto dal contratto di servizio”.