“No agli esuberi dei poligrafici”, sciopero della firma al Secolo XIX

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Sciopero della firma al Secolo XIX, i giornalisti chiedono all’azienda di fare un passo indietro sugli esuberi dei poligrafici – che nel caso del quotidiano ligure sono 27 su una pianta organica di 38 addetti – annunciati nell’ambito della riorganizzazione del gruppo Gnn. “ Ce ne scusiamo con i lettori – recita una nota del comitato di redazione -. La decisione è maturata all’interno dello stato di agitazione proclamato dai giornalisti con un pacchetto di sette giorni di sciopero”.

La decisione, fanno sapere i giornalisti del Cdr, è stata “presa dopo un incontro con l’azienda e a seguito della presentazione del piano di riorganizzazione del lavoro poligrafico per tutto il gruppo Gnn. Un piano che prevede 27 esuberi su 38 lavoratori poligrafici al Decimonono e l’accentramento del lavoro grafico su Torino: misure che per la redazione sono inaccettabili. Non solo per le ricadute occupazionali, ma anche perché vanno a impoverire e colpire la qualità e l’autonomia dell’informazione de Il Secolo XIX”. E ancora: “Ci si affida a tagli del costo del lavoro, senza prospettive, come unica risposta alla crisi del mercato. E penalizza una testata che è la voce di Genova e della Liguria da oltre 130 anni e che ha già affrontato un pesante piano di risanamento dei conti negli ultimi sei anni. Mai, nella sua lunga storia, Il Secolo XIX si era trovato davanti alla mancanza di un disegno di sviluppo e di lungo periodo. E lascia perplessi che questo accada nel primo gruppo editoriale italiano, Gedi. Le risposte incomplete e a tratti sprezzanti dell’azienda alle richieste del Comitato di redazione sono un’ulteriore ferita alla storia di questo giornale”.
La chiosa, dunque, non lascia dubbi né margini di cedimento: “Rispetto per i colleghi poligrafici e per un quotidiano che ha saputo fornire a tutto il gruppo Gnn contenuti e contributi di qualità ed essere in prima linea a fare luce su alcuni degli eventi più importanti, in alcuni casi drammatici, che hanno colpito il nostro Paese: il crollo di Ponte Morandi, la crisi di Carige, la vertenza ex Ilva e le sorti del principale porto italiano. Negli ultimi anni la redazione ha affrontato con senso di responsabilità la cassa integrazione, i tagli alle collaborazioni, i turni di lavoro anche oltre i limiti del contratto. Ma non accetterà – concludono – di ridurre ancora la propria voce e la propria capacità di informare”.

Marina Pisacane

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