Ieri si è (?) svolto, presso il Dipartimento editoria, un tavolo tecnico tra i rappresentanti sindacali delle edicole e il sottosegretario con delega all’editoria Paolo Peluffo. Sull’esito dell’incontro non si hanno ancora notizie. Nessuno ha rilasciato ancora alcun comunicato stampa e , al momento, nessuna agenzia ha dato risalto alla cosa. Eppure sul tavolo ballavano parecchi problemi.
Appena due settimane fa tutta la stampa italiana fu inondata di notizie sullo sciopero degli edicolanti nei giorni di consultazione elettorale. Tutti sbalzarono dalle sedie. Il Prefetto di Roma, il Garante per gli scioperi e perfino Bersani, in piena campagna elettorale, si espose a favore della categoria. Fin quando, il buon Peluffo, decide di convocare un tavolo di confronto per affrontare gli annosi problemi della categoria. Tutto ad un tratto lo sciopero rientrò e tutti furono felici e contenti. I lettori, il Prefetto, il garante degli scioperi e la gran parte dei sindacati (tranne lo Snag che invece ha scioperato). Che cosa sia successo non è dato saperlo, ma di certo, ieri non c’era alcuna notizia dell’incontro. Sui giornali e sulle agenzie, a parte le notizie politiche, di cronaca e del conclave, c’era di tutto e di più. Anzi, la notizia che un ex gieffino si sia dato al porno era in bella evidenza in quasi tutte le redazioni. Ma che Italia è questa? Tutti gli operatori della comunicazione erano al corrente dell’incontro ma nessuno se ne è ricordato. Ma di cosa avranno parlato Peluffo e i sindacati degli edicolanti?
La cosa mi ha lasciato basito. Dove sono finiti i problemi della liberalizzazione delle edicole, dell’art. 39 sulle rese in compensazione, sulla crisi economica del settore, del monopolio dei distributori e degli editori, sul fatto che ogni giorno in Italia chiudono 5 edicole. Possibile mai che è tutto svanito in una bolla di sapone? Che cosa ha detto Peluffo? Perché nessuno ne parla ancora?
Vale la pena ricordare che gli edicolanti lavorano dalle 6 del mattino fino anche alle 22 per pochi centesimi di euro: 18 centesimi a copia è infatti l’ammontare percentuale dell’aggio che spetta loro per la vendita di giornali e riviste. Al lordo.
La Fieg, e più in generale gli editori non possono ignorare ancora il problema. Insomma, non dipende solo dalla classe politica. Ci vuole uno sforzo in più.
@ivan_zambardino
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