Ieri, l’Aula del Senato ha votato la fiducia sul dl milleproroghe, con 160 voti favorevoli, 119 voti contrari e 2 astenuti 2. Il provvedimento passa ora alla Camera. Niente di fatto per le norme sull’editoria, contenute nell’ordine del giorno bipartisan che era stato approvato dalla Commissione Affari Costituzionali ma poi non è stato inserito nel maxiemendamento del Governo, interamente sostitutivo del ddl. Resta, dunque, confermato quanto riportato nel comma 62 dell’articolo 2 della finanziaria 2010 (Legge 23 dicembre 2009, n. 191) che stabilisce che “i contributi per l’editoria spettano esclusivamente nel limite
dello stanziamento iscritto sul pertinente capitolo di bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, procedendo, ove necessario, al riparto proporzionale dei contributi tra gli aventi diritto”.
A niente è valso l’appello bipartisan al Governo per rinviare i tagli e scongiurare il pericolo di chiusura di circa 100 testate. E se per Enzo Raisi (Pdl) il milleproroghe resta “l’ultimo autobus”, per il leghista Roberto Mura c’è ancora da sperare che la norma pro editoria venga inserita nel dl sviluppo sugli incentivi, che doveva essere varato a fine gennaio ma ancora non vede la luce.
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