Serie A, la Lega rompe il contratto con Mediapro sui diritti tv

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L’assemblea della Lega di Serie A ha votato per la risoluzione del contratto con Mediapro. La motivazione è l’inadempienza dell’operatore spagnolo sulla fidejussione promessa da un miliardo e cinquanta milioni . I presidenti dei club di massima serie hanno votato all’unanimità per rimettere nelle mani della Lega i diritti televisivi per le prossime tre stagioni. A questo punto alla finestra c’è Sky, da cui si attende una offerta di 950-970 milioni. Per Mediapro, che secondo legge potrebbe versare ancora la fideiussione nei prossimi sette giorni, c’è ora la possibilità di un’azione legale finalizzata a tornare in possesso della caparra di 64 milioni precedentemente versata.
L’assemblea era cominciata con la presentazione di una caparra confirmatoria di 186 milioni di euro da parte di Mediapro e la fideiussione della controllante Imagina. Tali garanzie non sono bastate ai presidenti, che hanno fatto fronte comune, a differenza dell’ultima adunata (in cui non si era raggiunto il quorum di 12 voti). E’ passata, quindi, la linea del presidente della Lega, Gaetano Miccichè, che ha annunciato ufficialmente l’apertura delle trattative private con tutti i broadcaster (si legga: Sky). Missione compiuta per il commissario straordinario Malagò, che chiude il suo mandato con “la consapevolezza di aver dato un contributo al calcio italiano”. Il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, ha anche chiesto la verbalizzazione di una richiesta dei danni per i mancati adempimenti di Mediapro. Poco appetibile il progetto di Jaime Roures, ad di Mediapro, riguardante la realizzazione di un canale della Lega. In una PEC inviata prima dell’assemblea Mediapro aveva chiarito di vedere il canale della Lega come un’alternativa necessaria alla commercializzazione dei diritti televisivi.
Con la battaglia sul fronte economico, che ormai arride a Sky, si intreccia quella legale, imperniata sulla discussa natura di intermediario indipendente che Mediapro si attribuisce. Del bando inizialmente predisposto da Media Pro Sky aveva contestato soprattutto i minimi d’asta tenuti segreti e i pacchetti con eventi da 270 minuti, comprensivi di telecronaca della partita, intervista e raccolta pubblicitaria. Sky aveva ravvisato nell’operato di Mediapro la violazione del Decreto Melandri e del provvedimento emanato dall’Antitrust il 14 marzo. Il giudice della Sezione Impresa del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, ha dato ragione a Sky, annullando il bando. In seguito è arrivato il reclamo dell’operatore spagnolo. Ma ormai per la pay tv di Murdoch la strada verso la riconquista del monopolio sugli eventi sportivi più importanti sembra spianata.

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