L’EDITORIA E I NUOVI PRODOTTI DIGITALI. UNA RIFORMA FATTA A META’

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E’ passato ormai qualche anno dalla proposta di Legge Prodi-Levi e dalle “correzioni” di Cassinelli. C’è di tutto nella definizione di “prodotto editoriale” e poco sembra cambiato in questi anni. Intanto cresce l’editoria digitale che rappresenta i contenuti, l’intero processo editoriale e l’accesso ai contenuti, completamente attuato attraverso le tecnologie digitali e telematiche. Ma cerchiamo di fare un po’ di ordine.
Nello specifico si possono distinguere diverse tipologie di editoria digitale:
1. Editoria digitale come pre-press: si intende in questo caso l’elaborazione del prodotto digitale per la sua distribuzione cartacea attraverso i normali canali. In alcuni casi è abbinato ad un sito Web, che è una vetrina più o meno statica. Più propriamente si deve parlare di digital press, cioè di uso del computer per produrre i contenuti digitali, che tuttavia hanno sempre una versione a stampa che viene considerata quella principale, ed è riprodotta in modo fedele.

2. Editoria digitale come contenuti: in senso stretto si intende l’elaborazione d’immagini, i processi editoriali e le strutture dei testi, realizzate in modo numerico, binario 0 o 1, o rappresentabili in pixel (o raster) e vettori, misurabili in Bit, attraverso la mediazione di elaboratori e dei monitor e display digitali. Si parla propriamente di digital publishing, focalizzando la creazione del contenuto o di editoria elettronica per indicare la fruizione dei contenuti attraverso un dispositivo elettronico. Si rende possibile attraverso un sito l’accesso al catalogo ed eventualmente ad alcune parti digitali del prodotto che tuttavia è fruibile per lo più offline, come nella fase ibrida.

3. Editoria digitale come trasmissione attraverso il Web: in questo caso non solo si gestisce la creazione dei prodotti ma si accede in rete ai contenuti digitali, con lo scarico da Web dei contenuti. In questo caso una certa interattività è consentita all’utente finale, ad esempio con la sua registrazione e con lo scarico del catalogo, di parti del prodotto o dell’intero contenuto digitale.
4. Editoria digitale in cui c’è una transazione completa: si attua una completa gestione digitale dell’accesso e della disseminazione dei contenuti, incluso servizi come l’e-commerce ed un’interfaccia per la ricerca ed altre funzionalità di uso consentite all’utente.
Possiamo quindi dire che le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno dato dei potentissimi strumenti per la creazione, riproduzione, trasmissione ed accesso ai contenuti, capaci di ottenere un impatto di larga scala sui destinatari dei messaggi. In particolare il Web, malgrado non sia nato per le pubblicazioni digitali, ha avuto un grande impatto nella diffusione dell’editoria digitale, perché stimola un nuovo ruolo del lettore, che può diventare l’attore principale nella comunicazione editoriale. L’ambito dell’editoria digitale è potenzialmente molto ampio e potrebbe comprendere l’offerta di notizie, informazioni o servizi dei siti Web, fino alla comunicazione di testi scientifici, creati e trasmessi attraverso un canale elettronico di distribuzione comune, rappresentato dalla rete, dove il mezzo tradizionale, la carta, è sostituito da dispositivi di accesso come schermi di computer, telefoni cellulari od altri terminali quali i televisori.
Volutamente non ho preferito fare alcun accenno all’escursus legislativo sulla questione (tema che sarà approfondito in uno speciale) , ma appare inevitabile che la libertà di manifestazione del proprio pensiero costituisce uno dei presupposti principali sui quali si poggiano i regimi democratici, nonché uno dei diritti inviolabili dell’uomo. Allora qual è il motivo di tanto fervore di fronte alle possibilità espressive offerte dalla Rete? E su quali basi poggiano le preoccupazioni dei legislatori quando si parla di diritti e doveri in materia di Internet?

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