Il 31 gennaio scade l’interim di Maccari e una sua proroga non sembra possibile. Il dg Rai, Lorenza Lei, deve comunicare entro sabato 28 gennaio alle 16 un nome. La proposta dovrà poi essere discussa nel cda di martedì 31 gennaio. I papabili sono Marcello Sorgi, Massimo Franco, rispettivamente editorialista de La Stampa e del Corriere, Mario Orfeo, direttore de Il Messaggero e Mario Calabresi, direttore de La Stampa.
Garimberti si mantiene su posizioni “istituzionali” politicamente corrette. Per il presidente della Rai serve una soluzione indipendente, autorevole ed esterna all’azienda.
La Lei è a un bivio e le su prossime scelte saranno fondamentali per la sua carriera in Rai. Il clima attorno al dg non è dei più sereni. Il consigliere Pd Rizzo Nervo ha accusato il dg di violazione del decreto legislativo 231/2001 e del codice etico per le sue assunzioni “preferenziali”. Il dg, in pieno clima di austerità, da lei stesso proclamato, ha voluto un portavoce e un autista personale, oltre che all’aumento di stipendio autoconcessosi. Per Rizzo Nervo tali comportamenti non sono meno gravi del rinvio a giudizio per peculato di Minzolini. A proposito di Minzolini, il “direttorissimo” è ancora convinto di ottenere il reintegro. Il giudice deciderà l’8 marzo e lo spettro di un ritorno rende difficile una candidatura serena. Chi inizierebbe a condurre il Tg1 sapendo della possibilità di reintegro? Pare, infatti, che sia Calabresi che Orfeo avessero declinato l’incarico già prima della scelta di Maccari. Per Minzolini si parla anche del Tg4, dove andrebbe a sostituire Fede. L’eventualità direbbe tanto sulle sue inclinazioni politiche.
La nomina del direttore del Tg1 è solo la scadenza più imminente. Il settimo piano di Viale Mazzini ha altri dubbi da fugare a breve termine. Stiamo parlando della costruzione di una nuova governance. Il cda scade il 28 marzo. I consiglieri del Pdl vorrebbero una proroga, ma il Pd alza un muro. Il commissariamento sarebbe possibile sole se la Rai avesse chiuso in perdita per tre anni consecutivi, e non è il caso di Viale Mazzini.
All’ordine del giorno anche della possibilità di vendere asset strategici come Ray Way. Operazione non poco rischiosa. «Il taglio di capacità ideativa e produttiva riduce la capacità di rilancio dell’azienda e la perdita di asset strategici potrebbe sottrarre alla Rai le caratteristiche per svolgere pienamente le funzioni di servizio pubblico», hanno protestato i sindacati di settore alla Vigilanza.
Insomma tanta carne al fuoco. Attendiamo Monti e Passera per avere chiarezza.
Egidio Negri
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