Categories: Giurisprudenza

L’AGENDA DIGITALE MUOVE I SUOI PRIMI PASSI. E GIA’ PIOVONO LE CRITICHE.

Il lavoro dell’Agenzia per il Digitale è appena cominciato, ma già affiorano critiche sui temi del Dl sviluppo, uno dei cui capitoli è dedicato proprio alla regolamentazione dello strumento ideato dal Governo per promuovere quel complesso di interventi volti a mettere l’Italia al passo con i grandi in fatto di banda larga, infrastrutture digitali, e-commerce ed e-government.
Perplessità relative ai contenuti della legge, ma anche ad alcune problematiche omesse dall’esecutivo sono state, infatti, espresse dalle piccole e medie imprese, ma anche dallo stesso Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, il quale ha sì sottolineato l’importanza di Internet per la formazione del Pil, ma si è pure detto “poco convinto” riguardo ad alcune misure previste per favorire la costruzione di infrastrutture. Nello specifico, a finire sul banco degli imputati è stata l’eliminazione dell’obbligo di pagare Tosap e Cosap, la tassa e il canone per l’occupazione del suolo pubblico. Parisi ha fatto notare che il mancato pagamento delle tasse potrebbe incidere sulla copertura finanziaria del decreto. Da qui il suggerimento di riconsiderare la proposta degli operatori di creare un canone univoco per il calcolo delle tasse.
Critiche e osservazioni a parte, va comunque detto che, in generale, il giudizio di Parisi sul futuro del “digitale” è senz’altro positivo. Nonostante la crisi, il settore Ict (Information & Communication Technologies, vale a dire: le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) appare in continuo sviluppo. Le migliori imprese europee vedono crescere di anno in anno i ricavi annui, e di conseguenza anche i loro investimenti. Insomma: almeno il futuro sembra essere d’oro. Ma il presente? Il presente, soprattutto in Italia, ha un suo spiacevole rovescio della medaglia. Le piccole e medie aziende del Belpaese, infatti, non hanno lesinato bacchettate al Governo per la poca considerazione mostrata nei confronti dell’e-commerce. Nella bozza del decreto, è stato fatto osservare, erano presenti due disposizioni sul commercio elettronico, ma nel testo definitivo non se ne è vista più traccia. E ancora. Molto importante era anche l’articolo che stabiliva che i redditi ottenuti tramite transazione elettronica tra un’impresa italiana e una estera non sarebbero stati calcolati per un terzo nella base imponibile. Tutto questo mentre in Italia solo il 3,8% delle Pmi è impegnato nelle vendite online, un dato molto basso se confrontato con quelli degli altri paesi del Vecchio Continente. Da qui dubbi e timori paventati dal comparto.
Va anche detto, comunque, che rassicurazioni sono arrivate da Giuseppe Tripoli, garante per le Pmi e responsabile per l’e-commerce nell’Agenda Digitale, il quale ha promesso che si impegnerà per fare avere sconti fiscali futuri alle imprese che decidano di affacciarsi al commercio elettronico.
Critiche, dunque. Timori e speranzose promesse. Ma c’è di peggio. Un sondaggio ha certificato, infatti, che il 63% degli italiani non sa cosa sia l’Agenda Digitale. Un responso disarmante, se si considera che una delle funzioni del decreto è proprio quella di incentivare l’utilizzo di Internet tra la popolazione. Insomma, l’Agenda avrà pure già mosso i primi passi, ma ne ha di strada davanti da percorrere prima di arrivare alla meta

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