La Regione Toscana ha avviato una serie di contratti di pubblico interesse con le emittenti tv locali ma la cosa non piace per niente all’Usigrai che teme lo “smembramento” del servizio pubblico. Il sindacato di viale Mazzini deplora la scelta del governatore Eugenio Giani e punta il dito in un documento sottoscritto anche dal coordinamento dei comitati di redazione della Tgr: “L’Usigrai ritiene l’idea del presidente della Regione Toscana Giani di realizzare ’contratti di pubblico interesse che consolidino il rapporto fra il mondo dell’emittenza televisiva locale e le istituzioni molto pericolosa. Ci chiediamo se Giani voglia smembrare il Servizio Pubblico”. Il riferimento è a una vecchia, anzi vetusta, vicenda che affonda le sue radici nei decenni passati: “La vecchia ambizione di chi animò la Legge Gasparri, che prevede la possibilità di attivare contratti di servizio regionali, ora trova sponde anche nel Pd? Se – fino ad oggi – questa possibilità è rimasta lettera morta è perché è evidente che attivarla significa privatizzare di fatto il Servizio Pubblico e condannare la Rai al ridimensionamento”. A Usigrai e Tgr non sono piaciute nemmeno le parole utilizzate da Giani per aprire alle tv locali della Toscana: “Le affermazioni del presidente della Regione Toscana Giani che definisce la Rai sempre meno regionale sono molto gravi e destituite di ogni fondamento”. Perché, si legge nel documento, “la Testata Giornalistica Regionale, la più grande d’Europa con 24 redazioni e telegiornali – anche in tedesco, ladino e sloveno – garantisce un’informazione autorevole, plurale e di qualità da e per il territorio. Lo dimostrano i dati di ascolto: complessivamente il tg regionale è il secondo tg della Rai per share, il terzo in Italia”. In coda la vicenda economica che non è per niente secondaria, anzi: “Dal 2021 ogni anno 110 milioni di euro vengono impropriamente sottratti dal canone Rai per finanziare il fondo unico per il pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione e dell’editoria a cui attingono anche le Tv private. Ben venga ogni sostegno all’editoria e all’informazione locale, ma il canone dovrebbe servire a garantire esclusivamente il servizio pubblico della Rai”. Insomma, la chiusura è totale: il canone Rai deve servire solo ed esclusivamente per la Rai.