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LA STRATEGIA DEL GOVERNO: TOGLIERE AI PICCOLI E REGALARE AI GRANDI

Mentre da un lato si tagliano i contributi alla piccola editoria, dall’altro si fanno sconti (di milioni di euro) ai colossi editoriali di proprietà del Presidente del Consiglio. E mentre con un decreto legge (per definizione “un atto da adottare in casi straordinari di necessità ed urgenza”) del 25 marzo il Governo vara un mega sconto alla Mondadori nei confronti del Fisco, 5 giorni dopo, con un altro decreto legge, vengono annullate le agevolazioni postali ai piccoli editori “perché lo Stato non ha i soldi per far fronte al sussidio”.
Ma da dove nasce l’esigenza di “salvare” la Mondadori? La vicenda ha inizio a seguito degli accertamenti fiscali sulla fusione, avvenuta nel 1991, tra la Arnoldo Mondadori Editore e la Arnoldo Mondadori Editore Finanziaria. Secondo il Fisco, sulla fusione vanno pagati Irpeg e Ilor, e cioè 200 miliardi di vecchie lire. La Mondadori fa ricorso e vince davanti alle Commissioni tributarie di primo e di secondo grado. Nel 2008 l’Agenzia delle Entrate presenta ricorso in Cassazione. La somma è di 173 milioni di euro di imposte dovute alle quali si devono sommare gli interessi, le indennità di mora e le eventuali sanzioni. In tutto fanno 350 milioni di euro.
Nel 2008, con il pacchetto giustizia presentato dal ministro Alfano si tenta di “sistemare la situazione” attraverso una norma sulla “definizione agevolata delle liti tributarie” che prevede che, nelle controversie fiscali nelle quali abbia avuto una sentenza favorevole in primo e secondo grado, il contribuente può estinguere la pendenza versando all’erario il 5% del dovuto e senza aspettare la pronuncia successiva in Cassazione. Ma l’operazione non riesce perché la legge si blocca a causa del vespaio sollevato dalle norme sulle intercettazioni telefoniche e sul processo breve.
Il secondo tentativo viene fatto in occasione della discussione della Legge Finanziaria 2010 quando il Presidente della Commissione Bilancio al Senato, l’On. Azzollini (PDL), trasmette alla Camera il testo con un emendamento che riproduce testualmente la “definizione agevolata delle liti tributarie”. Ma anche sta volta l’esito è negativo perché il testo viene bloccato dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Il terzo tentativo si presenta in occasione della conversione in legge del cosiddetto “decreto incentivi”. In una seduta notturna, l’On. Alessandro Pagano ripresenta l’emendamento per salvare la Mondadori. Il testo passa e all’art. 3 (Deflazione del contenzioso e razionalizzazione della riscossione), comma 2-bis, si legge: “le controversie tributarie pendenti che originano da ricorsi iscritti a ruolo nel primo grado, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, da oltre dieci anni, per le quali risulti soccombente l’Amministrazione finanziaria dello Stato nei primi due gradi di giudizio, possono essere estinte con il pagamento di un importo pari al 5 per cento del valore della controversia”. La Mondadori, quindi, deve al fisco solo 8,6 milioni di euro contro i 173 che avrebbe dovuto. Ma a chi sostiene che si tratta di una norma salva-Mondadori, dell’ennesima norma ad personam, consigliamo di leggere le motivazioni contenute nel testo stesso della legge: “Al fine di contenere la durata dei processi tributari nei termini di durata ragionevole dei processi, previsti ai sensi della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”.
Fabiana Cammarano

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