L’Ue si fa la sua Stargate. Ursula von der Leyen, ieri a Parigi, ha annunciato che l’Unione Europea investirà fino a 200 miliardi di euro per il suo programma di intelligenza artificiale. Un’iniziativa che parte in ritardo ma che, adesso, punta a recuperare il terreno perduto. Cosa che, però, gli Stati Uniti non gradirebbero fino in fondo. E il vicepresidente Usa JD Vance, intervenuto ieri a Parigi al Summit sull’Ai, lo ha messo bene in chiaro. Prima con le parole: “Questa amministrazione vuole mantenere il primato degli Usa sull’Ai” e poi coi fatti, evitando di firmare il patto internazionale per un’Ai “sicura per tutti”, etica ed accessibile. Un documento che riporta, tra le altre, le adesioni di Cina e India. Ma non degli Stati Uniti che hanno coinvolto nell’opposizione al programma anche i fedelissimi alleati della Gran Bretagna. Vance ha dichiarato che gli alleati europei si concentrano troppo sulle norme e sui regolamenti che potrebbero imbrigliare lo sviluppo di un’industria, quella appunto legata all’Ai, che è in forte avanzata.
L’Europa prende un altro ceffone, dunque. Ma la von der Leyen è obbligata a vedere e far notare il bicchiere mezzo pieno: “Con InvestAi puntiamo a mobilitare un totale di 200 miliardi di euro di investimenti per l’Ia in Europa, sarà il più grande partenariato pubblico-privato al mondo per lo sviluppo di un’intelligenza artificiale affidabile”. Ci crede anche il ministro italiano all’Industria Adolfo Urso: “L’annuncio del presidente Von der Leyen sul piano InvestAI rappresenta un passo in avanti importante per l’Europa, che passa dalla definizione delle regole alla mobilitazione delle risorse per sviluppare un proprio ecosistema di intelligenza artificiale”. E ancora: “Occorre preservare la nostra visione antropocentrica in questa grande sfida dell’umanità, quattro gigafactory per l’IA europea sono un obiettivo importante che va colto nella consapevolezza che sullo sviluppo delle tecnologie quantistiche proprio l’Italia può svolgere un ruolo fondamentale. È questa la migliore risposta anche ai timori degli USA secondo cui l’eccessiva regolamentazione possa frenare gli investimenti. Anche l’Europa in campo con gli Stati Uniti”.
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