La Rai verso il rinnovo dei vertici, Pd esulta e Italia Viva propone il “modello Draghi”

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Il consiglio d’amministrazione Rai è in scadenza a il rinnovo dei vertici a viale Mazzini inizia a scaldare la politica. Il pallino è saldamente in mano al governo retto da Mario Draghi che, sostenuto da forze bipartisan, dovrà trovare la quadra e riuscire a trovare un equilibrio tra le diverse sensibilità e istanze che gli arriveranno dalla politica. Una cosa pare certa, non ci sarà – almeno da parte della sinistra – alcuna possibilità di conferma per le attuali guide della televisione di Stato. Intanto, sul sito Rai, è stata pubblicata la documentazione che dà il via alla procedura che porterà alle nuove nomine apicali.

Nel pomeriggio di ieri sono arrivate le prime dichiarazioni e indicazioni. Dal Partito democratico, Valeria Fedeli ha spiegato: “Come già più volte sottolineato la situazione della Rai va assolutamente affrontata con nuovo slancio e una rinnovata visione. Si tratta infatti di un’azienda strategica per il futuro del Paese, i cui attuali vertici non sono stati in grado di concretizzare un piano industriale serio mentre la situazione dei conti peggiorava progressivamente e gli ascolti diminuivano. Ecco perché anche in Vigilanza, abbiamo più volte espresso assoluta contrarietà a ogni proroga e sollecitato il rispetto dei tempi di legge.  Bene quindi la pubblicazione oggi, sul sito della RAI, delle procedure per l’elezione del consigliere, o della consigliera, scelto dai dipendenti di Viale Mazzini dopo l’avviso pubblico sui siti di Camera e Senato per l’invio delle candidature al Cda ai fini dell’elezione dei quattro componenti, due per ciascuna Camera”.

Valeria Fedeli ha dunque spiegato: “Un passaggio, quello del rinnovo della governance, necessario al processo di rinnovamento e cambiamento della Rai di rilancio della sua funzione di servizio pubblico, di prima azienda culturale del Paese, fondamentale anche sotto il profilo industriale per quanto riguarda la sfida cruciale della transizione digitale che il Paese deve compiere”.

Anche da Italia Viva è arrivata un’indicazione di metodo: il modello da prendere dovrà essere quello sulla cui base s’è costituito il governo Draghi. In un intervento pubblicato sulle colonne virtuali dell’Huffington Post, Michele Anzaldi ha affermato: “Della questione si starebbero occupando il sottosegretario Garofoli, il capo di gabinetto di Palazzo Chigi Funiciello, il direttore generale del Mef Rivera e il ministro Giorgetti. A loro e al presidente Draghi rivolgo, quindi, il mio invito a non perdere altro tempo, dopo che i ritardi dei presidenti delle Camere sulla pubblicazione dell’avviso per selezionare i nuovi consiglieri hanno di fatto regalato all’attuale Cda scaduto il potere di decidere i palinsesti anche per il prossimo anno”.

Quindi, stilando i punti di una sorta di agenda programmatica, Anzaldi ha aggiunto: “I delegati di Draghi intervengano – prosegue Anzaldi – su alcune questioni fondamentali, che a questo punto ricadono nella piena responsabilità di questo governo. 1) Stop immediato alla lottizzazione e occupazione da parte di questo Cda ormai scaduto. Stop a nomine dell’ultimo minuto. Stop a qualsiasi nomina o promozione fino all’insediamento dei nuovi vertici. 2) Modifica alla Legge Madia per consentire che nei ruoli di vertice della Rai possano essere nominati anche pensionati. È l’unico modo per portare il Modello Draghi anche nel servizio pubblico. A garantire davvero pluralismo e competenza in azienda, alla luce del tetto agli stipendi, potrebbe infatti essere un alto dirigente a fine carriera e in pensione, quindi più impermeabile a pressioni politiche. Un Draghi anche per la Rai”.

Intanto il centrodestra insiste sull’opportunità di inserire nei contratti dei dipendenti Rai una clausola di non concorrenza. Il commissario Fdi Federico Mollicone ha spiegato: “Le porte girevoli fra Rai e aziende private direttamente concorrenti del servizio pubblico, come nel caso di una dirigente apicale passata a Netflix, violano l’etica professionale che chi lavora per Viale Mazzini dovrebbe mostrare. La Rai non è un hotel: l’ex direttrice di Rai Fiction ha preferito le legittime motivazioni economiche personali rispetto l’interesse dell’azienda pubblica”.

Il commissario di Forza Italia Maurizio Gasparri ha detto: “Ritengo molto positivo che la Commissione parlamentare di vigilanza abbia approvato la nostra proposta di introdurre una clausola anti concorrenza per la Rai. Casi come quello della Andreatta non si possono ripetere. Si va via dalla Rai per andare in aziende private, portandosi dietro ovviamente la conoscenza di tutti i programmi futuri della Rai in un settore ad alta concorrenza come quello delle produzioni di sceneggiati, o come si dice oggi, di fiction. Settore nel quale Netflix e’ molto attiva. La Rai si deve dotare di norme per evitare il saccheggio del proprio arsenale di idee”.

 

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