La pirateria informatica ha messo in ginocchio anche il Vernacoliere

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La pirateria informatica non guarda in faccia a nessuno. Nemmeno al Vernacoliere che adesso, alle strette, chiede uno sforzo ai lettori: “O facciamo cinquemila abbonamenti subito oppure dobbiamo chiudere”.

Fa impressione, l’appello di Mario Cardinali, dominus e anima del giornale satirico che, pur parlando livornese si fa capire e amare in tutt’Italia.  Proprio perché si tratta di una testata amatissima e seguitissima, la cui sopravvivenza dovrebbe essere a cuore di tutti i fans che, ogni giorno, tributano affetto e stima al lavoro svolto dal giornale satirico toscano.

Eppure una parte fin troppo consistente dei suoi lettori, preferisce leggere il Vernacoliere scaricandolo – gratis – da internet. Una risata non costa nulla. Ma è un riso amaro perché, continuando a scroccare buon’umore e riflessioni, si costringe la testata a chiudere i battenti dal momento che le spese, quelle sì, ci sono per tutti e vanno sicuramente onorate se si vuol continuare a offrire un prodotto fatto al meglio delle proprie possibilità.

Nel lungo appello apparso sul sito online, Cardinali ha denunciato senza mezzi termini: “La pirateria informatica, con la riproduzione e diffusione gratuita dei nostri PDF, ci ha obbligato a interrompere già da tempo gli abbonamenti online”. Quindi ha rivolto un appello alla responsabilità prima ancora che alla mobilitazione: “E dunque, per i tanti che in particolare su Facebook si sperticano di elogi nei nostri confronti, che puntualmente ogni mese si congratulano per ogni nuova locandina del Vernacoliere, che dichiarano di adorarci per l’umorismo, per la satira e per il libero pensiero, per tutti costoro e per quanti vorranno aiutarci fattivamente è arrivato il momento di farci vedere – ove possibile ovviamente – la loro riconoscenza pratica: un abbonamento”.

Marina Pisacane

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