La Francia si appresta a regolare l’aspetto più delicato della professione giornalistica: la segretezza delle fonti. Ieri i deputati hanno approvato in prima lettura il controverso disegno di legge del ministro della Giustizia Rachida Dati, che determina le condizioni nelle quali un giornalista può essere costretto a rivelare la fonte di un’informazione.
Al momento non è riconosciuto ai giornalisti francesi un diritto al segreto professionale, ma solo il diritto di non rispondere se sentiti da un giudice istruttore. La legge vuole, quindi, colmare un vuoto legislativo, prevedendo che il principio della segretezza delle fonti “può essere infranto direttamente o indirettamente” solo a” titolo eccezionale” e “se questo è giustificato da un interesse pubblico preponderante”. Il testo, che è stato più volte emendato e “ammorbidito” rispetto alla prima versione, regolamenta, inoltre, le perquisizioni presso le abitazioni e le automobili dei giornalisti e il loro comportamento durante le indagini e i procedimenti (diritto al silenzio, protezione della corrispondenza).
I principali sindacati dei giornalisti, Reporter senza frontiere e l’opposizione di sinistra considerano però che il testo non è sufficientemente preciso e che per questo si presta a diverse interpretazioni e ad abusi. Secondo Le Monde si tratta addirittura di un “boomerang”, poiché, sostiene il quotidiano, “va contro l’idea della libertà di stampa che si ha in un paese democratico”. In particolare, osserva il giornale, “il momento è scelto male, poiché la discussione della legge “interviene qualche giorno dopo le filippiche del presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy e di alcune persone a lui vicine contro la presunta assenza di obiettività dell’agenzia France-Presse”.
Il capo dello Stato ha un rapporto ambivalente con la stampa: diversi editori, come Arnaud Lagardère, fanno parte della cerchia dei suoi amici intimi e ha saputo sfruttare i mezzi d’informazione e il loro appetito di notizie nella sua ascesa politica; ma sopporta male le critiche da parte delle testate “non allineate”, soprattutto ora che la sua popolarità è ai minimi, ed è riuscito più di una volta a ottenere la testa dei giornalisti sgraditi.
Fabiana Cammarano
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