LA CAMERA DI NUOVO ALLE PRESE CON IL LODO ALFANO. IL 27 INIZIA LA DISCUSSIONE

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Come accade sempre, con la diffusione di nuove telefonate che riguardano il premier e con il nascere di nuovi scandali e problemi giudiziari (adesso è la volta del caso Tarantini e Lavitola) Silvio Berlusconi ripropone l’idea di un disegno di legge per limitare l’uso delle intercettazioni telefoniche. L’ansia del Cavaliere ha spinto il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma a riprendere il cosiddetto Lodo Alfano, quel provvedimento che stabilisce i reati per cui è concesso ascoltare le conversazioni. Per chi diffonde e pubblica contenuti proibiti (toghe e giornalisti) è previsto anche il carcere. A partire da martedì 27 i gruppi presenti alla Camera avranno a disposizione 14 ore e 35 minuti per discutere il disegno di legge.
Il ddl prevede che le intercettazioni siano
autorizzate da tre giudici del
capoluogo e non più dal gip della
porta accanto; gli ascolti possono
durare al massimo 75 giorni; il non
indagato è intercettato solo se è già a
conoscenza dei fatti; il pm da solo non
può acquisire i tabulati; l’utilizzazione
delle trascrizioni in altri processi è
possibile solo per mafia e terrorismo;
e poi c’è il divieto di pubblicazione
fino al termine delle indagini
preliminari. Solo il punto che prevede l’udienza
filtro – in cui accusa e difesa
propongono al giudice una selezione
delle intercettazioni non rilevanti
destinate alla distruzione – trova consensi anche tra i magistrati. I quali, però, pongono una
condizione: «Bisogna ribadire che le
intercettazioni sono indispensabili …».
«Con riferimento ad intercettazioni su notizie che riguardano politici, purché vere – prosegue Di Pietro – è meglio che i cittadini ne vengano a conoscenza. Infatti, se il presidente del Consiglio dice ad una persona, nei cui confronti sta per essere spiccato un mandato di cattura: ‘stai all’estero e non tornare in Italia’, è bene che i cittadini ne siano informati perché devono sapere da chi sono governati. Questa telefonata ha una rilevanza politica importante rispetto alla credibilità della persona che ricopre una carica istituzionale. Non bisogna prendersela con il giornale che pubblica la notizia, ma con colui che non dice la verità». È l’opinione espressa dal leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro ai microfoni di Sky Tg24.

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