Il premier Silvio Berlusconi è determinato a fare tutto il possibile per bloccare lo stillicidio delle intercettazioni. Compreso un decreto, se ce ne sarà lo spazio. L’on. Niccolò Ghedini, nonché avvocato del premier, spiega che “Del decreto si parlerà nel Consiglio dei ministri di venerdì. Si dovrà valutare se c’é lo spazio in Parlamento per la sua conversione in legge”. Uno spazio sia temporale che ‘diplomatico’ visto che già la sola ipotesi di una mossa di questo tipo scatena il muro contro muro con l’opposizione che la bolla come “inaccettabile”. “Quello delle intercettazioni è il problema centrale – attacca il leader del Pd Walter Veltroni – di una persona sola e non di milioni di italiani. Continuo a pensare che il governo sbaglia le priorità”. Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, va giù più pesante: “neanche nel Ventennio Mussolini usò tale sfrontatezza nei confronti delle istituzioni democratiche”. Non solo, l’ipotesi decreto è causa di forte malumore tra gli alleati di An e Lega.
E, come se non bastasse, in tema di giustizia resta l’irritazione del Colle dopo le parole del premier a commento della lettera di Napolitano al Csm. Insomma, il tema del decreto con tutto il suo coté, è quantomeno esplosivo. Berlusconi ne ha parlato in un incontro con il ministro Guardasigilli Angelino Alfano che, dopo un’audizione al Senato, ha confermato la linea del decreto: “la necessità e l’urgenza – ha osservato – specie dopo le ultime intercettazioni, credo che siano sotto gli occhi di tutti”.
Fabiana Cammarano
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