Stangata ai furbetti, l’Inpgi ha scoperto il mancato versamento di contributi per ben 2,7 milioni di euro. Scattano le sanzioni. Finiscono nel mirino degli ispettori, praticamente tutti: dagli editori fino alle aziende private e persino la pubblica amministrazione.
Ne ha dato notizia l’istituto nazionale per la previdenza dei giornalisti. Che ha dato notizia di aver controllato due editori di quotidiani, uno di periodici, due tv, una radio, due ditte online, undici uffici stampa privati. E quattro pubblici, due agenzie di stampa e due aziende di altro genere. Il bilancio è importante. Scoperte violazioni nell’inquadramento dei rapporti di lavoro. I dipendenti venivano falsamente inquadrati come liberi professionisti o con mansioni diverse da quelle effettivamente svolte da giornalisti. Quest’ultima circostanza ha maturato anche la corresponsione dei contributi previdenziali non all’Inpgi a cui sarebbero stati dovuti bensì ad altri enti previdenziali. Insomma, il “solito” guazzabuglio.
Il bilancio tracciato dall’Inpgi è poco lusighiero perché le sarebbero stati non corrisposti 2,7 milioni. Per queste ragioni sono scattate sanzioni di natura civile per un importo pari a oltre 600mila euro. Somma che lievita a più di 700mila euro se si contano le sanzioni comminate per gli iscritti alla gestione separata.
C’è, almeno, la buona notizia. Dieci delle aziende sanzionate hanno attivato dopo i rilievi le procedure per il trasferimento della contribuzione dall’Inps all’Inpgi.
Che ha ribadito. “I numeri testimoniano l’efficacia delle politiche di contenimento del volume del contenzioso e di promozione delle azioni di regolarizzazione che l’Istituto sta perseguendo da diverso tempo. E, in particolare, delle misure adottate dal Consiglio di Amministrazione nell’ambito del più ampio processo di incremento delle entrate contributive delineato, tra l’altro, dalle disposizioni di cui all’art. 16 quinquies del Decreto legge 34/2020 – in tema di riduzione degli oneri connessi al pagamento delle sanzioni civili in caso di ravvedimento da parte del datore di lavoro inadempiente”. L’azione, dunque, è intrapresa.
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