Il problema della regolamentazione del diritto d’autore su internet che si trasformi in ‘censura’ non è solo del nostro Paese. Sembra ricalcare la vicenda italiana la storia della Turchia. Anche qui, infatti, l’Authority per le comunicazioni (Btk) ha varato una normativa per regolamentare la navigazione su internet e “renderla più sicura soprattutto per i minori” ma le norme hanno sollevato le proteste della società civile. A rendere scettici utenti e addetti ai lavori c’era il fatto che la Btk è stata vaga sui contenuti accessibili attraverso i quattro diversi pacchetti (standard, nazionale, famiglia, bambini). A seguito della protesta delle migliaia di persone scese in piazza, la Btk ha rimandato l’entrata in vigore del provvedimento (non più il prossimo 22 agosto ma il 22 novembre) e ha apportato alcune modifiche: dei 4 pacchetti iniziali ne sono rimasti solo due: famiglia e bambini; inoltre la normativa è stata posta a consultazione pubblica e i consumatori potranno far pervenire le loro preferenze via internet o anche attraverso un call center.
Il popolo di internet teme una normativa che introduca dei filtri e riduca la libertà sulla rete ma soprattutto vuole evitare che il potere politico possa arbitrariamente decidere di chiudere un sito solo perché ‘sconveniente’. Come è successo per il sito di condivisione audiovideo youtube, reso inaccessibile dal 2007 al 2010 perché conteneva filmati oltraggiosi di Mustafa Kemal Ataturk, primo presidente della Turchia moderna.
Alberto De Bellis
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