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In Germania la tv pubblica rinuncia alla pubblicità per salvare la stampa. Dal 2013 niente spot dopo le 20

Ard e Zdf, rispettivamente il primo e il secondo canale pubblico in Germania, dovranno per legge rinunciare a 60 milioni di pubblicità. E non perché scarseggia. Ma per aiutare la stampa. Dal primo gennaio dell’anno appena iniziato una norma vieta la pubblicità dopo le 20 di sera. Da quell’ora in poi solo le tv private potranno raccogliere spot. Lo ha riportato qualche giorno fa Italia Oggi. Con questa regola si spera di indirizzare quella parte di pubblicità alla stampa. La quale in terra teutonica non riceve aiuti diretti. Ma può contare su un limite massimo di raccolta che la tv e la radio non possono superare. Si tratta del 50% del totale degli sponsor. Una sorta di Antitrust mediatico della pubblicità: è vietato fare “man bassa” di tutti gli spot; questi vanno distribuiti nel modo più equilibrato possibile. Tipica moderazione tedesca.
Solo la presenza di grandi eventi, come le Olimpiadi e i Mondiali di Calcio, possono ammettere qualche eccezione. I diritti sportivi costano tanto e la tv pubblica per sostenere i costi ha bisogno di entrate extra. I dirigenti di Ard e Zdl hanno accettato la regola: «Non sappiamo quanto ci costerà di preciso [infatti la somma prevista di 60 milioni è una previsione, ndr]. Ma non ci lamentiamo». In effetti il canone della tv tedesca è il doppio di quello italiano. Ma in Germania tutti (o quasi) lo pagano e sono contenti di farlo. E da quest’anno la riscossione avverrà in riferimento alle abitazioni: ogni casa un canone.  Inoltre la tv tedesca, in generale, non può lamentarsi. Infatti ha raccolto nel 2011 e nel 2012 (anche se i conteggi di quest’ultimo anno non sono ancora definitivi) ha raccolto più di tutti in Europa: 13 miliardi di euro.  Infine il sistema mediatico della Germania non è schiavo dell’audience. Ma ci si basa sul cosiddetto quoziente di attenzione: ovvero quanto lo spot attira il telespettatore; quanto lo invoglia a compare il prodotto reclamizzato.
In Germania non servono spot irritanti e spettatori distratti.

Luana Lo Masto

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