Il (solito) vizio dei Cinque Stelle: adesso insultano Roberto D’Agostino e Dagospia

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Clamoroso attacco dei grillini a Roberto D’Agostino. Non è andato giù alla platea dei Cinque Stelle un articolo apparso su Dagospia relativo al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, che – come nello stile del giornale – ha preso in giro con termini colloquiali lo stesso responsabile del dicastero più discusso delle ultime settimane per delle foto al mare.

Ma il nuovo capitolo riguarda il video che una senatrice M5s, Alessandra Maiorino, ha indirizzato proprio a D’Agostino. Un filmato in cui, senza tenere alcun profilo istituzionale che pure la carica imporrebbe, l’esponente dei Cinque Stelle ha riempito di contumelie il fondatore di Dagospia.

Gli ha rivolto epiteti poco fraintendibili (“assomiglia a quelli che leggono le carte a dieci euro per strada”, “ha una barbetta come la capra Amaltea”), ha rinverdito il vecchio refrain del giornalista “che non è un vero giornalista” (come se a deciderlo fossero loro e non il pubblico…), ha ribattuto a un presunto episodio di bodyshaming con l’acredine di metterlo letteralmente alla berlina, si è tentata un’analisi psicologica dell’uomo D’Agostino perché indossa troppi anelli e quindi “sarebbe un insicuro”. Si è scesi nel campo dell’insulto.

D’Agostino non ha bisogno di essere difeso da nessuno, lo fa benissimo da sé. Ma c’è da registrare che nonostante gli anni di governo – e con buona pace degli auspici del ministro Franceschini – non c’è stata alcuna “romanizzazione” dei barbari. Al di là dei proclami, chi parla contro è un nemico del popolo. Come accadeva tanti anni fa (ricordate?) quando l’Elevato metteva pubblicamente alla berlina i giornalisti in quella rubrichetta che sembrava essere finita nel dimenticatoio ma che ben impressa resta nel Dna dei pentastellati. Si chiamava “il giornalista del giorno”. Serviva a offendere, più che ribattere, giornali e cronisti.

Ancor più grave, poi, è il fatto che non si sappia distinguere un pezzo ironico (e Dagospia tutto è tranne che un sito serioso): solo chi è imbevuto di ideologia non ride mai. E si intesta la missione di “moralizzare” gli altri.

Insomma, i pentastellati non sono cambiati affatto. Il loro approccio nei confronti della stampa è di estremo scontro e il sogno nel cassetto resta quello di leggere solo ciò che interessa a loro, scritto come a loro piace. Niente di nuovo sotto il sole. Speriamo di essere smentiti, chiaramente. Ma coi fatti: non bastano i ravvedimenti di Crimi, che pure era uno dei pasdaran anti-pluralismo. Il governo faccia qualcosa, le associazioni dei giornalisti insorgano. O meglio ancora: Di Maio censuri, con forza, l’uscita improvvida della senatrice.

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