Papa Francesco ha seminato, il suo successore Leone XIV torna a tuonare contro il mondo plasmato a immagine e somiglianza dei desiderata di Big Tech. Il pontefice, all’incontro tenutosi ieri mattina al Palazzo Apostolico Vaticano con i vescovi della Conferenza episcopale italiana, ha tenuto a ricordare le sfide della contemporaneità che la Chiesa si trova a dover fronteggiare. Una, su tutte, preoccupa Prevost. Il mondo digitale, ovvero la riduzione delle persone ad algoritmi. “Ci sono poi le sfide che interpellano il rispetto per la dignità della persona umana. L’intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’economia dei dati e i social media stanno trasformando profondamente la nostra percezione e la nostra esperienza della vita”, ha detto il Sommo Pontefice. Che ha spiegato: “In questo scenario, la dignità dell’umano rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni”. Un pericolo che va combattuto: “Ma la persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero. Mi permetto allora di esprimere un auspicio: che il cammino delle Chiese in Italia includa, in coerente simbiosi con la centralità di Gesù, la visione antropologica come strumento essenziale del discernimento pastorale”, ha dichiarato Leone XIV. Che ha invitato i vescovi ad occuparsi dell’umanità: “Senza una riflessione viva sull’umano – nella sua corporeità, nella sua vulnerabilità, nella sua sete d’infinito e capacità di legame – l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata. Va coltivata la cultura del dialogo. È bello che tutte le realtà ecclesiali – parrocchie, associazioni e movimenti – siano spazi di ascolto intergenerazionale, di confronto con mondi diversi, di cura delle parole e delle relazioni”. Ecco, appunto: il dialogo e l’umano contro la freddezza post-umana dei padroni del digitale, Leone XIV ha parlato e chissà se Big Tech ha capito.