IL FOGLIO: “UN TRUCCHETTO” PER PRENDERE I CONTRIBUTI PUBBLICI

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Un giornale di partito che prende i contributi. Da Veronica Lario a Paolo Berlusconi come azionisti di maggioranza.

Ha poco più di 16 anni. È in piena adolescenza Il Foglio, un quotidiano nazionale fondato da Giuliano Ferrara. Il nome del giornale nasce da una sua caratteristica “fisica”: consta di un solo foglio ripiegato in 4 pagine fitte. Nessuna fotografia, solo disegni. Uno stile sobrio, quasi “montiano”. Alle 4 pagine si aggiunge un inserto che il sabato può arrivare anche a 16 pagine.
In tale giorno si dà spazio a rubriche di libri e recensioni varie. Dopo l’abbuffata del sabato, domenica il Foglio fa festa. Ma il lunedì non fa mancare a i suoi lettori una rassegna stampa di ciò che è stato scritto nella settimana passata dagli altri giornali.
La collocazione politica del Foglio è difficile da decifrare, anche se prevale una vicinanza al centrodestra berlusconiano. Il direttore Ferrara ha avuto una militanza politica molto varia: è passato dal Pci al Psi per poi convergere con l’esperienza politica di Berlusconi. Agli inizi degli anni 90 lascia il Psi e si avvicina a Forza Italia. Nel primo governo Berlusconi fu nominato ministro per i rapporti con il Parlamento. Tuttavia non sono mancati casi in cui l’Elefantino si è schierato contro il Cavaliere e ha criticato le posizioni ufficiali sia di Forza Italia che del Pdl. Addirittura nel 1999 Ferrara sostenne la candidatura di Massimo D’Alema, suo amico nel Pci, alla Presidenza della Repubblica.
Il Foglio è stato uno dei precursori del formato web, uno dei primi ad essere integralmente consultabile su internet.
Tra le varie vicissitudini che hanno accompagnato il quotidiano, tra cui una intensa battaglia contro l’aborto, ricordiamo un episodio. Ferrara nell’ottobre del 2003 ha rubato un articolo a Le Monde firmato dallo scrittore Antonio Tabucchi. Il pezzo criticava l’operato del direttore. Un amico di quest’ultimo glielo fa pervenire prima della pubblicazione sul quotidiano francese. Ferrara lo pubblica sul Foglio il 9 ottobre del 2003: in coincidenza con la pubblicazione su Le Monde. «Applauditemi, sono riuscito a rubare un articolo a Le Monde», affermò Ferrara. Un “furto” che ha causato un lungo processo. Tabucchi ha accusato Ferrara di pubblicazione non autorizzata e violazione del diritto d’autore. Il direttore del Foglio è condannato in primo grado e in appello, ma se l’è cavata in Cassazione nel 2008.
Nel 2006, stando ad una dichiarazione rilasciata dallo stesso Ferrara, le quote della società editrice del giornale erano così ripartite: Veronica Lario aveva il 38%; Sergio Zuncheddu il 25; Denis Verdini aveva il 15%; Giuliano Ferrara il 10%; Luca Colasanto, lo stampatore, il rimanente 10%. Riguardo alla presenza massiccia in società di Veronica Lario, la seconda moglie di Berlusconi, Ferrara una volta si definì un berlusconiano di «tendenza Veronica», per esorcizzare «questo malvezzo sciocco usato per degradare il Foglio».

Qualche anno dopo le cose cambiano. Nel luglio 2011 è necessaria una ricapitalizzazione per ripianare le perdite del giornale. Ma cambia anche un azionista. Veronica Lario è sostituita dal Paolo Berlusconi, il fratello del Cavaliere, che ne rileva il suo 38% (la sostituzione avrà dato man forte ai malpensanti). Per il resto delle quote la famiglia Zuncheddu ha il 27%; Denis Verdini il 15%; infine Ferrara è stabile al 10%.
Oltre al denaro dei soci, il giornale di Ferrara riceve anche i contributi statali. Il Foglio è un organo della Convenzione per la Giustizia, un movimento politico “fittizio” fondato da Marcello Pera, di Forza Italia, e da Marco Boato, dei Verdi. Dunque il Foglio può ricevere i finanziamenti pubblici per l’editoria. È lo stesso Ferrara che (in una puntata di Report del 2007 intitolata ‘Il finanziamento quotidiano’) ammette il “trucco”. «Con il trucco della famosa Convenzione per la Giustizia, che era… Un trucco… beh, beh, diciamo che la legge dava una possibilità e noi l’abbiamo sfruttata… È un trucco nel senso che non era un vero partito, era… Avevamo chiesto a Marcello Pera, che faceva parte del centrodestra, senatore, e a Marco Boato, deputato del centrosinistra, due persone amiche, due lettori del giornale, di firmare per il giornale. Abbiamo fatto questa Convenzione… per la Giustizia… Un escamotage! Legale, perfettamente legale, al quale purtroppo hanno cominciato a ricorrere molti altri, anche quelli che però non hanno […] un’azienda reale, che vuole fare giornalismo».
Ma come se la cava il Foglio negli ultimi anni? Continua a riceve il finanziamenti pubblici? E a quanto ammontano? Nello speciale bilanci del sito è pubblicato il bilancio 2010 del giornale di Ferrara.

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