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Il Cremlino prende il controllo dell’informazione. I giornalisti cacciati dalla direzione dell’eco di Mosca

“Alcuni pilastri del Cremlino tentano di prendere il controllo dell’informazione, per gestire gli eventi prima e dopo le elezioni”. Così parlava, solo poche settimane fa, Alexiei Venediktov, storico direttore dell’Eco di Mosca, libera e coraggiosa stazione radiofonica russa. Facile profezia. Appena spenti i fuochi delle proteste di piazza, e con Putin di nuovo saldamente istallato al Cremlino, la verticale del potere ha colpito inesorabile. La proprietà dell’ Eco di Mosca – controllata per il 66 per cento dal gigante dell’ energia Gazprom – ha estromesso dalla comitato direttivo sia Venediktov che il suo vice Vladimir Varfolomejef. Non più giornalisti al vertice dell’emittente, non più voci scomode a fare da contraltare alle verità del Cremlino.  L’intreccio tra l’egemonia politica e lo strapotere economico di Gazprom domina da sempre lo scenario russo, e può schiacciare esperienze come quella dell’Eco di Mosca. “E’ una mossa politica, denuncia Varfolomeiev. Qualcuno, in alto, non ci ama, e vuol richiamare all’ordine questa piccola, ma libera fonte di informazione.” Venediktov intende resistere, e la redazione è unita. “Non sono in vista né censure, né discriminazioni”, dicono i redattori. Ma il segnale è netto. Già prima delle elezioni, Putin aveva accusato l’Eco di Mosca di coprire di “escrementi” la sua candidatura, e oggi il Cremlino ha ottenuto lo scalpo del direttore: uomo libero e giornalista scomodo, che guida l’emittente dal 1998.

Luana Lo Masto

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