GUERRA AL CORRIERE. IL CDR ATTACCA: «AMMINISTRATORI INADEGUATI» (IL MANIFESTO)

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Con l’ultimo giorno dell’anno, il Comitato di redazione del Corriere della sera ha messo in pagina una lettera rivolta al Patto di sindacato di Rcs dai toni piuttosto duri firmata da quattro membri del comitato su cinque: «La crisi dell’azienda non è dovuta soltanto all’erompere, negli ultimi mesi, di una congiuntura sfavorevole e di una recessione sferzante – si legge nel testo – L’azzardo di acquisizioni rivelatesi per il momento disastrose, come quelle effettuate in Spagna proprio alla vigilia del crollo del mercato dei quotidiani, ha già portato l’indebitamento del gruppo a sfiorare il valore dell’intero patrimonio. La Rcs sconta ogni giorno l’inadeguatezza di un azionariato che non ha saputo disegnare una prospettiva affidabile per il futuro».
Per concludere, quasi alla fine: «Siete banchieri, imprenditori, finanzieri e capitani d’azienda che hanno altrove i propri principali interessi. Non ci meraviglia, perciò, che bussiate al governo e ai partiti per farvi aprire le casse dello Stato, ma ci preoccupa e ci inquieta perché questo non vi renderà più liberi ma semmai più obbedienti».
Che tirasse una brutta aria lo si era capito già il 16 dicembre, quando il sindacato di controllo e il board della holding editoriale avevano annunciato che non sarà fatto nessun aggiornamento del piano industriale prima del giugno 2009. Tradotto: quel progetto è cestinato e l’amministratore delegato Antonello Perricone potrebbe essere a breve sostituito.
Il problema numero uno si chiama pubblicità, crollata a picco negli ultimi sei mesi per tutti i concessionari italiani, ma che nel caso di Rcs avrebbe portato risultati particolarmente disastrosi. Poi ci sono i risultati della Borsa. Le azioni Rcs cedono l’1,73% e recentemente, la società di analisi finanziaria Julius Baer ha valutato il «prezzo obiettivo» della società a 1,40 euro.
Infine, il gruppo editoriale spagnolo Recoletos (Rcs controlla già El Mundo): acquistato da Rizzoli nel 2007, le sue perdite avrebbero portato ad un indebitamento di un miliardo di euro. Il totale è da brivido. In prospettiva, nel budget del 2009 mancano 30 milioni di «mancati introiti», una situazione che ha portato i dirigenti del gruppo a ridimensionare alcune spese per recuperare almeno la metà di quegli incassi sfumati.
Su questo punto, si è aperto lo scontro col Cdr, visto che di quei 15 milioni almeno 5 toccheranno direttamente il giornale. Il primo quotidiano d’Italia perderà in media otto pagine al giorno e alcune firme prestigiose non si sono viste rinnovare contratti o accordi di collaborazione. Nessun taglio alla redazione, invece, hanno assicurato i dirigenti. Durante la trattativa per il passaggio al nuovo sistema editoriale, l’azienda ha firmato un accordo in cui si impegna a «non attivare procedure per esisti forzosi» e, per ora, non si parla di incentivi al prepensionamento.
Troppo poco, attacca il Cdr del Corriere: «E’ possibile tagliare la distribuzione di copie gratuite nelle scuole, vista la crescita dei costi della carta. E ci è stato impedito di discutere delle collaborazioni eccellenti e costose che rappresentano ancora la parte più consistente di un capitolo di 12 milioni annui». Se le voci di cambiamenti al vertice di tutti i principali giornali italiani si rincorrono, la poltrona di Paolo Mieli sembra ancora salda. Certo più di quella dei dirigenti del gruppo. (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)

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