In Gran Bretagna una legge imporrà ai provider di cacciare dalla rete coloro che verranno colti con refurtiva sottratta indebitamente all’industria dei contenuti. Il testo sarà presentato in Parlamento nelle prossime settimane. La bozza prevede una procedura abbastanza severa: alla prima violazione, un’ingiunzione a desistere dal comportamento pirata recapitata via e-mail, per i recidivi una sospensione della fornitura di banda e per gli inguaribili pirati del file sharing la terminazione del contratto con il provider. Il provider che si rifiuterà di fare da cane da guardia della rete, verrà trascinato in tribunale e costretto a rivelare i dati dell’utente pirata. Mentre i creatori di contenuti si dicono entusiasti della nuove direttive, non lo sono i provider. Il processo di negoziazione per giungere ad un testo condiviso di autoregolamentazione è in corso da tempo ma trovare un accordo tra ISP e industria dei contenuti non è facile. Geoff Taylor, boss di BPI (British Phonographic Industry) ha dichiarato che “I provider da anni costruiscono un business sulla musica degli altri. È arrivata l’ora che ricambino il favore e smettano di nascondersi dietro inconsistenti argomentazioni relative alla privacy dei propri utenti o a presunte difficoltà logistiche”.
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