Dimezzamento delle multe, esclusione dei contributi all’editoria di Palazzo Chigi dalle sanzioni possibili, interdizione dalla professione ridotta e solo in caso di recidiva. Sono questi i principali contenuti degli emendamenti, una quindicina, presentati dal Pd come gruppo (sono fatte salve altre proposte di modifica presentate a titolo personale, piu’ o meno una decina) al ddl sulla diffamazione a mezzo stampa.
Cosi’, il tetto delle sanzioni pecuniarie e’ dimezzato da 100 a 50 mila euro. Si chiede di sopprimere il comma che prevede, in caso di condanna, la restituzione da parte dell’editore cha abbia ricevuto contributi per l’editoria da parte del governo, di una somma equivalente alla somma della multa, della riparazione pecuniaria e del risarcimento del danno, oltre alla sospensione del contributo stesso fino a un anno in casi di recidiva.
Anche la pena accessoria dell’interdizione dalla professione viene allegerita, e prevista solo in caso di recidiva entro due anni, nella misura da 1 a 6 mesi, che in presenza di ulteriore recidiva sale a 6-12 mesi (ora .
La pubblicazione della rettifica costituisce motivo di riduzione della pena, che il Pd specifica nella misura ”fino a 2/3”, mentre scompare la fattispecie della diffamazione organizzata, con la cancellazione del comma relativo.
Sul capitolo delle testate telematiche interviene il senatore Vincenzo Vita con due emendamenti: nel primo si escludono semplicemente dall’obbligo di rettifica, nel secondo permane l’obbligo di rettifica ma ”in un lasso di tempo ragionevole se i fatti non sono veritieri” e con ”accorgimenti tecnici idonei al collegamento con l’articolo oggetto di rettifica”.
Le rettifiche infine non solo non devono contenere affermazioni suscettibili di incriminazioni penali, come fissato ora dal ddl, ma non devono essere neppure ”palesemente false”. La loro dimensione deve essere al massimo pari a quello della notizia ritenuta diffamatoria.
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