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Gli Elkann svuotano Gedi: pronti a cedere Repubblica e La Stampa

Sembra proprio che l’era Elkann -Agnelli sia già finita: l’opera tra un po’ sarà completa con la cessione de La Stampa e Repubblica. Gedi rimarrà, almeno dal punto di vista della carta stampata, un guscio vuoto. Un capolavoro, quello dei soliti noti dell’economia italiana. L’ennesimo. E senza che se ne sia parlato più di tanto. Col paradosso per cui, proprio mentre l’attentato a Sigfrido Ranucci fa tornare d’attualità l’importanza della libertà di stampa, gli Elkann Agnelli si liberano di due dei giornali più importanti d’Italia. Gli ultimi che erano rimasti in Gedi.

Le gesta son fin troppo note. Gedi, una volta, era una corazzata di quotidiani da ogni parte d’Italia. Un gruppo editoriale che garantiva l’ascolto dei territori e una voce alle cento città di questo Paese. Adesso, dopo la cura Elkann, di quella stagione avviata da Eugenio Scalfari, non rimarrà proprio nulla. Prima i giornali locali, quelli del Sud. Poi al Centro. Quindi le testate del Nord, quelle del Nord-Est, i “gioielli” della corona. Adesso Repubblica, che potrebbe andare ai greci di Antenna 1 e La Stampa che finirebbe al gruppo Nem del banchiere Enrico Marchi. Gli Elkann si sfilerebbero, missione compiuta, e incassati i soldi sono pronti ad andarsene in America a investire tredici miliardi per compiacere Donald Trump.

Di loro non rimane nulla. Del giornalismo italiano resteranno solo voci, come fantasmi nel vento. Le urla alla libertà di stampa, al rispetto per l’informazione, al valore costituzionale dei giornali. Al pluralismo come fornace ardente che forgia la libertà di uno Stato democratico, giorno dopo giorno. Tutti zitti. Come se nulla fosse accaduto. Gli Elkann si liberano di Repubblica e de La Stampa, interrompendo il loro (breve almeno per Gedi), viaggio da editori. Non mancheranno a nessuno.

Luca Esposito

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