Germania. Gli editori presentano il conto a Google

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Google-HQ_2228142bCi risiamo. In Germania gli editori vogliono da Google l’11% dei profitti generati grazie ai link esistenti sul motore verso le pagine e i contenuti messi a disposizione dalle testate indicizzate. Sebbene la risposta ufficiale di Google non sia ancora arrivata, i contenuti sono ben noti: qualunque editore ha piena libertà di rinunciare alla propria presenza sul motore, in quanto l’opzione di opt-out è facilmente praticabile e in pochi minuti ogni link su Google e Google News andrebbe a sparire. Ovviamente tale opzione non è invece praticabile nei fatti, poiché l’editore che rinuncia a Google deve di fatto rinunciare all’unica vera fonte di traffico in grado di sostenere un modello di business online (in assenza di paywall, abbonamenti e altre soluzioni su cui nessuno ha ancora costruito alcun impero). Per questo gli editori forzano la mano: non si minaccia alcun opt-out, poiché la leva sarebbe poco vantaggiosa ed efficace in questa paradossale trattativa, ma si fanno comunque pesare i contenuti di qualità messi a disposizione dell’utenza del motore. Solo in Germania, il meccanismo di adesione all’aggregatore di BigG funziona in maniera volontaria, con il singolo editore locale che può specificare il suo esplicito consenso all’inclusione dei suoi contenuti nella sezione News della ricerca a stelle e strisce. A Marzo 2013, il Parlamento federale tedesco (Bundestag) aveva approvato una significativa estensione delle regole sulla tutela del diritto d’autore, con il testo del Leistungsschutzrecht (LSR): i principali fornitori di contenuti editoriali potranno imporre ai cosiddetti aggregatori di notizie online il pagamento di un obolo per la conseguente pubblicazione di materiale licenziato. Nemmeno a dirlo, la proposta di legge era stata osteggiata da BigG, considerata una minaccia per la libertà d’espressione online.

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