Ieri aveva schierato le sue star, su tutte Ilaria D’Amico. Oggi lancia lo spot anti-governo: aumenta le tasse e non mantiene le promesse. Continua la battaglia di Sky contro la norma del pacchetto anti-crisi che aumenta dal 10 al 20% l’Iva a carico dei servizi in pay tv. Mandate una mail di protesta a Palazzo Chigi, è l’invito della tv di Rupert Murdoch: e la casella postale si intasa. E se dal Pd il leader Walter Veltroni parla di misura che “colpisce un’impresa e i cittadini”, Paolo Gentiloni rilancia: aumenti anche il canone di concessione di Mediaset che è a 24,1 milioni l’anno. Se l’aumento dell’Iva sarà confermato in Parlamento, peserà sugli abbonati: “Dal primo gennaio ogni cliente avrà un aumento delle imposte sul suo abbonamento pari al 10%”, avverte in una nota l’azienda.
E dalle 12:30 trasmette sui suoi canali un duro promo contro il governo, che aumenta le tasse “per 4 milioni e 600 mila famiglie”, nonostante in campagna elettorale avesse “promesso di non aumentarle”. Scorrono immagini di programmi Sky, delle sedi, delle maestranze, dei tg e delle dirette, ma anche di una conferenza stampa con il premier Berlusconi e il ministro dell’Economia Tremonti. Poi la scritta: “Se il Parlamento non lo bloccherà, questo aumento delle tasse sul vostro abbonamento Sky entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio. Se credete che questa decisione sia sbagliata scrivete una mail a segreteria.presidente@governo.it”.
Risultato, già alle 16 la casella di posta elettronica risulta satura. Numerosi anche i ‘post’ di solidarietà sul sito di Sky. Tra coloro che bocciano la decisione del governo c’é Carlo Verdone, “perché rischia di castrare una tv che sta dando spazio a tanti nuovi talenti: autori, registi, attori, che portano nuova linfa e aria fresca al mercato del cinema e della televisione”.
In base alla Relazione tecnica sul decreto anti-crisi, il raddoppio dell’Iva su Sky garantirebbe un incasso a regime da 270 milioni, per il 2009 da 214 milioni (il rinnovo degli abbonamenti, infatti, non partirà per tutti proprio dal primo gennaio 2009). Ma Gentiloni fa anche altri conti: per Sky il raddoppio dell’Iva incide sulla quasi totalità del fatturato, e quindi su 2.113 milioni; per Mediaset l’aumento riguarda invece un fatturato marginale, cioé solo un 20-25% dei 125 milioni di ricavi da offerta pay (quelli legati alla formula easy pay, sorta di abbonamento ad alcuni canali del digitale terrestre).
Preoccupazioni per l’impatto su clienti e lavoratori arrivano dal fronte sindacale, con la Slc-Cgil, la Uilcom e l’Ugl Comunicazioni, mentre Fimi, la Federazione dell’industria musicale, e Univideo (gli editori di dvd), che da sempre pagano l’Iva al 20%, chiedono che si metta mano piuttosto all’intera fiscalità per la cultura. Batte un colpo anche Mediaset: un servizio del Tg5 spiega come l’aumento riguardi “tutte le tv a pagamento”, che peraltro sono “un bene voluttuario”. In fin dei conti, sugli abbonati Sky l’aumento “avrà un peso massimo di 4,5 euro al mese”, e cioé “poco più di cinque caffé”.
Federica Liucci
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