Gedi chiede ai suoi giornalisti di evitare “ogni forma di militanza”

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John Elkann

Se non è una mutazione genetica, poco ci manca. Il Gruppo Gedi mette al bando la “militanza”. Arriva il documento programmatico delle testate che fanno capo al gruppo editoriale che, da qualche tempo, è di proprietà degli Elkann-Agnelli. Cambia e di molto la prospettiva rispetto al passato. Le testate Gedi, da Repubblica a l’Espresso, non hanno mai tirato la gamba indietro in merito alle questioni politiche e, anzi, hanno fatto dello “schierarsi” una precisa scelta editoriale.

Ora arriva il documento che chiede a tutti i giornalisti di privilegiare, in una sorta di “anglosassonizzazione” del prodotto, il bene della verità nel solco del pluralismo.

Il documento infatti recita: “La nostra identità è nella responsabilità verso i lettori, negli obblighi di correttezza e trasparenza verso la nostra comunità intellettuale, nel nostro diritto di informare come nel diritto dei lettori di essere informati. La nostra buona fede è nel cercare la verità senza compromessi”. E fin qui nulla di sconvolgente. Ciò che inizia a mostrare novità è altro: “La nostra umiltà è nel riconoscere gli errori e la nostra disponibilità è a correggerli. Il nostro dovere è di garantire il pluralismo delle idee e delle opinioni nel solco della nostra identità, che è quella di un gruppo editoriale che si fonda sui valori dell’Europa e dell’Occidente, della democrazia liberale e della laicità dello Stato”.

Alla bussola valoriale la “preghiera” ai giornalisti di essere il più laici possibile. “Chi lavora nel Gruppo Gedi deve avere equilibrio nel riportare le notizie, distanza critica rispetto ai fatti, linguaggio comprensibile ed inclusivo, capacità di sorprendersi, curiosità per l’innovazione”. Al di là del linguaggio che pare un po’ troppo di marketing e preso pari pari da un post dei tanti bot che fabbricano story-telling, il cambiamento pare percepirsi “prendete la distanza dai fatti”. E infine, chi lavora in Gedi, deve deporre ogni tessera di partito, almeno quando è alla scrivania: “Deve credere nello studio, conoscere il proprio pubblico di riferimento, evitare ogni forma di militanza, essere aperto alla comunicazione su ogni piattaforma, rispettare i lettori e valorizzarne il feedback”.

 

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