Il procedimento dell’Autorità ha fatto seguito al reclamo di un genitore che, per poter iscrivere la figlia, ha dovuto prestare il consenso alla raccolta e all’utilizzo delle immagini della bambina. Il genitore, inoltre, aveva segnalato la presenza, all’interno dell’asilo, di un sistema di videosorveglianza in funzione anche durante lo svolgimento dell’attività scolastico-educativa.
Nel corso dell’istruttoria è emerso che l’asilo aveva pubblicato sia sul sito web sia sul proprio profilo di “Google Maps” numerose immagini dei minori in diversi momenti della “giornata tipo”, anche in contesti particolarmente delicati (sonno, mensa, utilizzo dei servizi igienici, cambio pannolino, massaggi infantili). In situazioni e attività, dunque, caratterizzate da una particolare delicatezza o destinate a rimanere riservate. Ciò senza considerare i rischi connessi alla maggiore esposizione delle immagini sul web e alla loro eventuale riutilizzabilità da parte di malintenzionati per fini illeciti o reati a danno dei minori.
Il Garante ha affermato che i trattamenti effettuati dall’asilo non avrebbero potuto trovare giuridico fondamento nel consenso dei genitori, prevalendo, comunque, il superiore interesse dei minori a non vedere pubblicate online, per promuovere l’attività dell’asilo, le fotografie che li ritraggono in momenti particolarmente intimi della loro esperienza scolastico-educativa. Oltretutto, tale consenso non sarebbe stato considerabile come consapevole e libero, visto che, in caso di rifiuto, sarebbe stata preclusa la possibilità di iscrivere i piccoli all’asilo. Anche il sistema di videosorveglianza, che raccoglieva immagini dei minori, del personale educativo, nonché di genitori, fornitori e visitatori, era stato utilizzato senza rispettare lo Statuto dei lavoratori e la normativa privacy.
Per le numerose violazioni emerse, il Garante ha ingiunto all’asilo il pagamento di una sanzione di 10mila euro.
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