La libertà di stampa è in deciso arretramento in diversi paesi del mondo, ma non in Italia, secondo il rapporto dell’organizzazione Freedom House che cita come “note dolenti” del dossier 2007 due episodi di denunce nei confronti di giornalisti da parte di politici: quella dell’allora vicepremier Francesco Rutelli contro l’Espresso e l’altra del parlamentare Ferdinando Adornato contro Il Giornale. È il secondo anno consecutivo che Freedom House mette l’Italia nella “serie A” della libertà di informazione dopo averla tenuta nella categoria dei “parzialmente liberi”: nel 2006 la promozione era stata attribuita “primariamente a causa del fatto che Berlusconi non è più premier”. Nonostante i miglioramenti, stando al rapporto, nella graduatoria l’Italia ha ancora posizioni da guadagnare. È classificata, con quoziente 29, al 65esimo posto della classifica alla pari con Samoa ed è preceduta dai principali partner europei compresi Grecia e Spagna (rispettivamente con quoziente 27 e 23). I primi in classifica si confermano Finlandia e Islanda, con quoziente 9. Fanalino di coda è la Corea del Nord.
L’organizzazione ha esaminato la libertà di stampa in 195 paesi e territori giudicandone 72 liberi, 59 parzialmente liberi e 64 non liberi. Secondo Freedom House, la tendenza al declino della libertà di stampa nel mondo è stata in parte frenata dai blog e dall’informazione via Internet, ad esempio in paesi come l’Iran. L’Iraq è invece stata una gran delusione: “Non ci sono stati i progressi sperati parecchi anni fa: una delle ragioni date per l’invasione era di portare in Iraq la democrazia, ma la democrazia che esiste in quel paese presenta molti problemi”. L’Iraq e la Somalia restano i paesi più pericolosi per i giornalisti, ma l’organizzazione si è allarmata anche per le violenze contro la stampa in paesi come Messico, Russia, Filippine, Sri Lanka e Pakistan.
Fabiana Cammarano
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