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Franco Abruzzo ricorre contro il contributo di solidarietà imposto ai giornalisti per via amministrativa

Il presidente dell’Unpit (Unione nazionale pensionati per l’Italia), il giornalista Franco Abruzzo, ha presentato un ricorso amministrativo al ministero del Lavoro (direzione generale Previdenza) “perchè annulli l’atto con cui lo stesso ministero ha recepito la delibera dell’Inpgi che impone un contributo straordinario di solidarietà sulle pensioni in essere dei giornalisti”, come spiega a Labitalia. Per Abruzzo, “le autorità amministrative devono uniformarsi alla volontà dei tribunali, che più volte, con più sentenze hanno rigettato prelievi straordinari sulle pensioni”. “Questo principio, che l’autorità amministrativa non può andare contro la giurisprudenza, è stato sancito con la nascita dello Stato di diritto, a Firenze, nell’Italia unita: legge 2248/1865 /TABELLA E – articolo 4: “L’atto amministrativo non potrà essere revocato o modificato se non sovra ricorso alle competenti autorità amministrative, le quali si conformeranno al giudicato dei Tribunali in quanto riguarda il caso deciso””, afferma. “Siamo disposti a pagare i contributi di solidarietà -prosegue Abruzzo- ma ad una condizione: che sia il Parlamento, come è avvenuto per altre categorie (ex art. 23 Cost., ndr), a legiferare in materia e non un atto amministrativo che non può neanche essere impugnato in Corte costituzionale”. Più in generale, Abruzzo lancia l’allarme sui conti dell’Inpgi: “Ci sono sempre meno occupati nei giornali e sempre più pensionati. Attualmente gli iscritti attivi (cioè che versano i contributi) sono 15.541, i pensionati sono 7.050, cui si aggiungono 2.250 superstiti. In più l’Inpgi si fa carico di 201 dipendenti. Il rapporto è questo: per 1 pensionato ci sono 1,71 lavoratori attivi”. “Nel bilancio di previsione del 2018 questo rapporto potrebbe arrivare a 1 – 1,54. E quando arriverà a 1,31 dovremo andare a consegnare le chiavi dell’Inpgi a Padoan e Poletti”, aggiunge Abruzzo. “Il futuro della previdenza dei giornalisti è nell’Inps, come per Inpdai, Inpdap ed Enpals. Non ci sono altre strade”, conclude Abruzzo. (Map/Adnkronos)

Redazione CCE

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