Sarà un’estate bollente con il rischio di autunno caldo per i giornalisti italiani: la Fnsi ha respinto la proposta degli editori relativa al rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Con una proposta giunta alla buon’ora, dopo (“soli”) nove anni dalla scadenza, l’accordo non è piaciuto affatto ai cronisti che, anzi, spingono la controparte a mettere mano alla tasca dopo aver incassato “milioni” in aiuti pubblici.
Il niet alla proposta giunta da parte datoriale è stato sancito dal Consiglio nazionale della Fnsi che ha fatto sapere di aver dato mandato alla giunta esecutiva di ribadire il “no” dei giornalisti all’ipotesi di nuovo contratto. “Il Consiglio fa propria la posizione della Conferenza nazionale dei Comitati di redazione che ha affidato alla Giunta un pacchetto di cinque giorni di sciopero, respingendo la proposta della Fieg di destrutturare il contratto creando delle differenze generazionali a livello di tutele e di diritti”, si legge in una nota pubblicata anche sul sito della Federazione nazionale della Stampa italiana. Le ragioni del rifiuto sono nette: “Il Contratto nazionale dei giornalisti è scaduto da nove anni, ma nel frattempo gli editori hanno incassato centinaia di milioni di euro di aiuti statali che hanno gonfiato i loro utili e i loro dividendi. E ora, in piena espansione dell’intelligenza artificiale, gli editori rifiutano limiti etici all’uso dell’algoritmo nelle redazioni, puntando invece ancora una volta ad un tornaconto economico vendendo l’accesso ad archivi di news per cifre che vanno dai 5 ai 25 milioni di euro l’anno, come evidenziato nel rapporto 2025 sull’industria dei quotidiani in Italia”. Il rischio non è solo occupazionale ma ben più grave: “Ai lettori arriverà un’informazione sempre più omologata e di basso livello”, tuonano dalla Fnsi. Che, pertanto, annuncia battaglia: “Se gli editori non decidono di investire sul lavoro, i giornalisti sono pronti a intraprendere una dura stagione di lotta – dagli scioperi alle azioni legali – per difendere i loro diritti e quelli dei lettori”.