La Fnsi è pronta a tutto, anche allo sciopero, pur di farsi sentire dal governo. Dalla manifestazione di ieri in piazza Montecitorio è giunto un appello forte e chiaro all’indirizzo del premier Mario Draghi. Il sindacato dei giornalisti pretende una legge che “salvi” il settore dell’informazione. Chiede di salvare l’Inpgi senza togliere autonomia all’istituto. Promette una lotta serrata e decisa, pronta anche ad arrivare all’extrema ratio dello sciopero se il governo non dovesse prestare ascolto alle richieste della Fnsi.
Il segretario generale della Fnsi ha utilizzato parole nette. E in piazza a Roma ha affermato. “La professione è sempre più sotto attacco, ma ai messaggi di solidarietà che si ripetono ad ogni aggressione, minaccia o tentativo di imbavagliare la stampa non segue alcun atto concreto. Chiediamo a chi ha il potere e il dovere di fare i provvedimenti: meno solidarietà e più atti concreti”. Dunque Lorusso ha aggiunto. “Da anni sono fermi in parlamento provvedimenti contro le querele bavaglio, per la riforma della diffamazione, contro il precariato dilagante. E, nonostante i ripetuti interventi del presidente Mattarella in difesa del lavoro dei cronisti, nulla è stato fatto”.
Ma c’è (tanto) altro. Lorusso ha accusato. “Le condizioni di lavoro vanno sempre più peggiorando. I lavoratori dipendenti espulsi dalle redazioni, i cococo trattati peggio dei rider, il tavolo sull’equo compenso fermo a dispetto dei proclami. E a fronte di questa situazione drammatica il governo cosa fa? Accende i riflettori sull’Inpgi. Il cui dissesto è figlio proprio della distruzione di posti di lavoro e della precarietà, pensando di poter dare un colpo di spugna al sistema di welfare della categoria senza voler affrontare le criticità strutturali del settore”.
Giù le mani dall’Inpgi o sarà sciopero. In sintesi, questo il pensiero di Lorusso. “Commissariare l’Inpgi significa andare a mettere le mani nelle tasche dei colleghi. Il commissariamento dell’Inpgi sarebbe il commissariamento della professione. Non possiamo permetterlo. Serve invece concertazione, serve una riforma strutturale del settore. Quello che chiediamo al governo è di affrontare le criticità del mondo dell’informazione convocando attorno a un tavolo le parti sociali. Riteniamo sia il momento di chiedere con forza questo confronto. Di fronte a un rifiuto sarà inevitabile alzare il livello del confronto e gli operatori dell’informazione non potranno che far sentire propria voce con forme di protesta più forte, come lo sciopero”.
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