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Financial Times, Jeremy Corbyn contro Murdoch e top manager di Londra

Stipendi troppo elevati per i manager poca pluralità di proprietà mediatica: l’accusa sul Financial Times di Jeremy Corbyn, candidato alla leadership del Labour party, al magnate dell’editoria Rupert Murdoch e agli alti dirigenti della City

Un vero e proprio attacco agli stipendi d’oro dei top manager e contro l’impero mediatico di Rupert Murdoch. Jeremy Corbyn ha scelto il Financial Times per lanciare la sua offensiva ad un sistema che presenta alcune falle.

In primo luogo, si legge nell’intervista del quotidiano della City, il candidato alla guida del partito laburista si dedica agli stipendi dei top manager definendoli “assurdi”. Dev’essere rivista la differenza di salario tra i dipendenti, troppo netto il divario in ogni organizzazione tra i livelli massimo e minimo di retribuzione.

Successivamente Corbyn si sofferma sul settore dei media dichiarando di avere intenzione di cambiare le regole di proprietà nel Regno Unito. Al momento, denuncia il deputato, c’è troppa concentrazione di organi di informazione nelle mani di pochi. Parole dure rivolte a Rupert Murdoch, nonostante nei giorni passati il magnate dei media abbia cercato di accattivarsi le simpatie di Corbyn.

“Abbiamo bisogno di media che non siano sotto il controllo di un numero molto ristretto di interessi molto grandi”, spiega il candidato alla leadership del Labour party. Murdoch “dovrebbe capire che facciamo molto sul serio sul tema della diversità della proprietà dei media e spero se ne renderà conto”, conclude Corbyn prima di affrontare altre tematiche.

L’intervista al deputato di estrema sinistra tocca, infatti, molti altri punti, tra cui la critica alla Nato sulla sua posizione con la Russia, la possibilità di rinazionalizzare una parte della Royal Mail e di mantenere nelle mani dello Stato in modo permanente una grossa quota di Royal Bank of Scotland (banca salvata dall’intervento governativo nella crisi finanziaria del 2008-2009).

Le politiche di Jeremy Corbyn hanno dato luogo ad aspre critiche all’interno del mondo finanziario anche se il deputato può sempre fare affidamento sull’appoggio di 40 economisti internazionali che hanno firmato una lettera divulgata dal domenicale Observer.

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